Tre giumente e tre puledri, uno ritrovato schiacciato dal peso della madre che lo stava allattando, tutti appartenenti alla storica razza marchigiana “Cavallo del Catria” sono morti falcidiati dai fulmini in questi primi giorni di giugno. Vittime innocenti dell’ennesimo vortice temporalesco colmo di grandine che si è scaricato sul massiccio più alto del pesarese.
Morire per eccesso di libertà. È il caro prezzo pagato da questi animali che godono di un estremo benessere. Sono allevati allo stato brado con una gestione ancestrale degli spazi aperti suddivisi in molte sezioni con filo spinato e pali di castagno.
“Purtroppo – spiega Sebastiano Galeotti, il Presidente delle XII Famiglie Originarie di Chiaserna, la Comunanza Agraria che dal 1500 ha la proprietà collettiva di circa 300 ettari sul versante Tenetra del Catria – ogni anno dobbiamo fare i conti con i temporali. Rarissimi sono gli anni in cui non abbiamo un capo deceduto per fulmine. Peggio se pascolano insieme si trasmettono la scarica elettrica e muore la mandria. Come è successo diverso tempo fa quando abbiamo perso una decina di vacche”.
Per il Ten. Col. Giuseppe Tedeschi alla guida del gruppo dei Carabinieri Forestali di Pesaro Urbino è “un fatto che si verifica spesso per gli animali allevati sulle aree sommitali. Non hanno e non cercano ripari ed inoltre, in situazione di stress, tendono a raggrupparsi e quindi si trasmettono la folgorazione. Infine – conclude – vanno anche considerato i fili di recinzione che diventano dei conduttori delle scariche elettriche. È noto che in caso di temporale è d’obbligo allontanarsi dalle reti metalliche”. Di fatto vicino ai cavalli morti sono stati ritrovati sette pali bruciati da fulmini.
Una razza vanto per la regione Marche che, nel 2021, si è dotata di una legge che lo tutela e lo promuove. Sul Catria attualmente gli allevatori hanno portato in quota circa 400 animali affidati all’Azienda Speciale del Catria e 150 alle XII famiglie Originarie di Chiaserna, circa la metà degli 1100 capi recensiti in tutt’Italia. “A conferma – precisa Giacomo Romitelli, vicepresidente dell’Associazione Allevatori del Catria – che la razza prevalentemente si trova nelle Marche a Cantiano, nell’UM del Catria e del Nerone, a Montelago di Sassoferrato e a Macereto, Cupi, Visso e Ussita sui Sibillini”. Un animale che vanta origini antiche. Ci sono tracce dopo l’anno Mille di allevamenti a Fonte Avellana per le cavallerie delle Signorie e del Ducato d’Urbino. Nel tempo, il ceppo indigeno ha beneficiato dell’apporto della razza maremma grossetana (con i carbonari), del Croato e del Franches Montaignes.
Tra le tante caratteristiche morfologiche che distinguono il Cavallo del Catria c’è la robustezza, la sua attitudine al lavoro, il suo “piede sicuro”. Motivo per cui è allevato su pascoli montani ed è un asset prezioso per la zootecnia marchigiana. ֿ”Si tratta di una razza storica, testimonianza del passato – spiega Giuseppe Travagliati, il Presidente degli allevatori Cavallo del Catria – su cui investiamo in quanto questo animale è particolarmente vigoroso, docile e molto adatto al turismo equestre. Perfetto per chi fa trekking nelle aree impervie, soprattutto nelle zone montane”.