Se esiste una coltura che può rendere subito, e facilmente, l’idea di quanto l’agricoltura aiuti a rendere il paesaggio ancora più attrattivo anche in chiave turistica, questa è proprio il girasole. Attraversando le colline marchigiane durante questi giorni è impossibile non rimanere colpiti dallo spettacolo giallo-arancio che offre la fioritura di questa pianta. Una cultura robusta, che ben si adatta anche ai terreni tenaci del medio adriatico e che, soprattutto, permette un’alternativa al frumento nell’ottica della rotazione colturale.
Ma oltre agli aspetti agronomici è di tutta evidenza come i benefici indotti per ambiente e paesaggio siano molti. Le Marche con circa 40.000 ettari coltivati a girasole sono la prima regione d’Italia in questa coltura ed è proprio su questa strada che potrebbe orientarsi anche la promozione turistica. Andando, se non ad incrementare, quanto meno a stabilizzare tale dato, la nostra regione sarebbe tra le più “fiorite” dello stivale (contando anche il colza che colora i terreni a maggio), con tutti benefici conseguenti anche per il turismo.
In tutto ciò un ruolo centrale spetterebbe non solo gli agricoltori ma anche la Regione. Partendo proprio da quei 40.000 ettari che mediamente vengono seminati, se si desse un contributo ad ettaro anche solo di 100 euro, i 4 milioni necessari sarebbero poca cosa se raffrontate alle centinaia di milioni a disposizione per la programmazione di sviluppo rurale. Parimenti l’incentivo per chi coltiva sarebbe, invece, significativo. Con tale strumento si potrebbero anche incentivare la semina di varietà con maturazioni intercalari, così da ampliare il più possibile il periodo di fioritura e prolungare lo spettacolo delle nostre colline arancioni.
Del resto è sufficiente osservare cosa accade nella vicina Castelluccio ogni anno alla fine della primavera: qui la nota fioritura delle lenticchie è in grado di attrarre oltre 10.000 automobili al giorno nei weekend (con tutto ciò che ne consegue in positivo per l’indotto e per i produttori stessi).
Un orientamento politico del genere rappresenterebbe un concreto sostegno per le imprese agricole ed andrebbe anche ad arginare le ben note limitazioni all’uso dei geodisinfestanti che la recente PAC ha imposto a chi, coltivando girasole, volesse beneficiare degli ecoschemi. In tal modo si riuscirebbe in contemporanea a consolidare il ruolo di leadership nazionale di regione produttrice, assicurando anche un ottimo ritorno di immagine per il turismo marchigiano.