Sono stati approvati dalla Regione criteri e modalità attuative per le misure volte a sostenere la difesa delle greggi dagli attacchi dai lupi ed a sostegno degli allevatori di ovicaprini delle Marche. Problematica particolarmente sentinata non solo nel settore zootecnico, ma anche dalla stessa cittadinanza.
A tal proposito, fra i differenti strumenti posti in campo dalle Istituzioni regionali, si è voluto riconoscere un contributo a tutti quei pastori costretti a dotarsi di cani per evitare le predazioni ai danni dei propri animali. Le domande, come ricorda Ludovico Messi – agronomo di Confagricoltura – potranno presentate solo dai possessori di allevamenti zootecnici ricadenti nel territorio regionale che hanno una consistenza non inferiore a 50 capi ovicaprini iscritti alla BDN e, contemporaneamente, possiedono un minimo di 2 cani da guardia. Le razze ammesse al contributo sono: Pastore Maremmano Abruzzese, Pastore dei Pirenei o loro incroci. Ovviamente è necessario che anche questi siano regolarmente iscritti presso la competente anagrafe canina.
Gli aiuti verranno concessi attraverso l’istituzione di regime di stato in de minimis denominato “Contributo una tantum per sostenere la difesa delle greggi dagli attacchi dei lupi” proprio con l’obbiettivo di compartecipare ai costi di gestione dei cani utilizzati a protezione. La dotazione finanziaria complessiva è, per l’annualità 2023, pari a 100 mila euro.
Tale sostegno consisterà in un “una tantum” in conto capitale elargito in base al numero di cani da guardiania risultanti all’anagrafe a nome del beneficiario dichiarati in domanda e verificati nel corso dell’istruttoria. Il valore per ciascun cane da guardia non potrà essere superiore a 500 euro. Il massimo concedibile per azienda non potrà essere superiore a 5 mila euro.
Apprezzabile, ovviamente, l’attenzione che si è voluta riservare ad un aspetto spesso sottovalutato come i costi ingenti che la gestione ed il mantenimento che gruppi di cane pastore hanno. Qualche dubbio sorge circa la reale efficacia del provvedimento, soprattutto in considerazione degli stringenti limiti imposti per accedere al contributo: il numero minimo di 50 animali allevati, ad esempio, risulta particolarmente restrittivo andando ad escludere una parte significativa degli allevamenti locali, così come la decisione di circoscriverlo unicamente agli allevamenti ovi/caprini. Il pericolo è che nei fatti, si tratterà di un blando palliativo in attesa che la problematica venga finalmente affrontata a livello nazionale.
È sempre utile ricordare, infatti, che quella dei lupi nella nostra regione è una presenza in costante aumento così come in continua crescita sono gli episodi di attacchi ad animali da reddito e non solo. Unicamente con una nuova normativa nazionale che consenta finalmente la gestione ed il controllo di questi animali selvatici si riuscirà a giungere ad un soluzione adeguata.