I trattori rientrano in azienda: “Recepito il nostro messaggio”

Smobilitato il presidio di Pesaro, soddisfatti gli agricoltori
Attualità
di Veronique Angeletti

Niente più trattori alla rotatoria di Pesaro. Gli agricoltori con i loro trattori sono rientrati nelle rispettive aziende. Le richieste vanno avanti, ma i pesaresi sono soddisfatti di essere riusciti ad aver sensibilizzato la popolazione.

«Forse era quello il nostro vero obiettivo – ha sottolineato il principale coordinatore, Lorenzo Ferri Marini -. Far capire che difendere l’agricoltura italiana equivale a difendere il cibo e quindi, il consumatore». Con suo padre e suo fratello, ha un allevamento di razza Chianina a Sestino, il primo paese toscano a confine con Pesaro. Due anni fa, il suo abbraccio con il bue irrequieto Tripoli durante l’Inno di Mameli al Palio di Legnano è tuttora l’icona del legame sincero tra un allevatore e il suo animale.

«Le richieste inviate al Governo, all’Europa dai presidi italiani sono le nostre» spiegano Andrea Cancellieri di Cagli, Davide Silvestrini di Urbania, Lara Gambini e Federico Tiberi di Urbino. Tutti trentenni che hanno scelto di investire il loro futuro nell’agricoltura biologica. «Ma a Pesaro era importante far capire che la protesta non cerca una soluzione ad un problema che riguarda solo noi agricoltori, ma ad un problema del cibo e riguarda tutti».

Chiedono che sia rivisto il loro ruolo nella filiera anche attraverso un’etichettatura che indichi l’origine delle materie prime e non soltanto l’ultima fase della trasformazione. Un’operazione trasparenza per dare importanza al made in Italy; ridare un valore economico al lavoro degli agricoltori italiani; mettere in risalto che la sovranità in prodotti agricoli e zootecnici di primaria importanza come, ad esempio, il grano per alimentare i pastifici italiani vanto del nostro Paese non esiste ancora. «Ma vale – incalzano . se accompagnata da una legislazione europea sull’importazione di prodotti agricoli e alimentari più stringente affinché obbediscano alle stesse regole di produzione e sanitarie a cui siamo sottoposti e garantisca la libertà di impresa contrastando il dumping economico».

Per gli agricoltori del sit-in pesarese era importante far capire quanto sono all’ascolto delle loro terre. «Le richieste di rotazione – entrano nel merito i cinque – vanno adeguate ai comprensori. Questione di geologia, di terreni, del clima. Ci sono colture che da noi necessitano di essere piantate per più anni prima di produrre, altre che, per problemi di cinghiali, non possono entrare nei piani colturali».

Chiedono che sia rivista la politica agricola europea nei vincoli e negli incentivi e il Green Deal riprogrammato con una transizione in armonia con le reali potenzialità agricole dei territori. E la richiesta pesarese su questo tema ha la sua importanza. Siamo nella provincia locomotiva del biologico. La lunga lista delle richieste attesta quanto è profondo il malessere di un comparto che investe soldi e lavoro tutto l’anno e, a monte, subisce i prezzi e non le può controllare a valle in una filiera decisamente troppo lunga e molto condizionabile.

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Tags: in evidenza, pesaro, trattori

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