Il sorgo, “pianta cammello” promossa dall’Unione europea

Non solo per uso zootecnico, ma anche per finalità alimentari
Attualità
di Giorgia Clementi

Resiste alla siccità, si adatta al clima ed è fonte di proteine per animali e uomini. Per questo il sorgo è a oggi uno dei cinque cereali più coltivati al mondo insieme a grano, riso, orzo e mais. Oltre 60 milioni di ettari, gran parte in Africa, negli Stati Uniti, nei paesi dell’America del sud, India e Cina. In Italia, vene coltivato soprattutto in Emilia Romagna ed in alcune regioni del centro come Toscana, Umbria e Marche. Una piccola produzione, quella che viene fatta nella nostra nazione, con 41 088 ettari coltivati e 2.391.659 quintali raccolti, divisi in altrettante piccole produzioni regionali che, nel caso delle Marche, si concretizzano in appena 1 959 ettari coltivati nel 2023 ed un totale di 80 017 quintali raccolti.

Claudio Sampaolesi
Claudio Sampaolesi

“Non ci sono mai stati exploit nella produzione del sorgo regionale” commenta Claudio Sampaolesi (nella foto) del Consorzio Agrario di Ancona. Ed in effetti, se si osserva l’andamento della coltura nel corso degli ultimi 10 anni, essa resta stabile ad una media di poco meno di 2000 ettari e, “se negli anni Ottanta, veniva spesso scelta come alternativa al grano duro, oggi è quasi sparita”. La ragione, in gran parte, risiede “nella bassa richiesta da parte dei mangimifici, sempre meno presenti sul territorio”.

Anche perché il sorgo ha in realtà origini molto antiche e, se dalle prime coltivazioni umane è riuscito a giungere sino ai nostri giorni, è stato grazie alla propria rusticità e capacità di adattarsi a climi caldi ed aridi, dove l’acqua è scarsa o pressoché assente. Qualità importanti se si considera che i principale problemi dell’agricoltura negli ultimi anni sono proprio la scarsità d’acqua e le ondate di calore.

“Mentre colture come il mais sono molto costose proprio per l’alto bisogno di irrigazione e fertilizzanti – commenta Giuseppe Bambini della Società Agricola F.lli Bambini Giuseppe E Daniele di Monsano – il sorgo è molto meno esigente. Resiste alla siccità ed è scelto soprattutto dai coltivatori in collina dove non ci sono ristagni d’acqua ed i terreni argillosi rilasciano durante l’estate quel minimo di umidità vitale acquisito durante l’inverno”. Qualità che hanno valso al sorgo l’appellativo di “pianta cammello”, alleata di tempi climatici difficili ed asciutti.

Tra i pregi, anche la bassa emissione di CO2 nell’ambiente e le qualità nutrizionali del prodotto. Per questo motivo esso meriterebbe una riconsiderazione da parte degli agricoltori. A dare vitalità al mercato potrebbe essere l’alternativa all’uso zootecnico del prodotto, ovvero l’impiego nell’alimentazione umana. Un settore dove il sorgo, ricco di proteine e fibre, si sposa a pieno con le esigenze di un mercato alla ricerca di prodotti sani, naturali e fortemente proteici. Inoltre, esso è un prodotto naturalmente senza glutine, dunque affine a chi soffre di celiachia.

Le qualità del sorgo hanno convinto l’Europa ad istituire, nel 2016, la Sorghum ID. Si tratta di un’organizzazione dedicata esclusivamente al sorgo che si impegna a far conoscere la coltura, le sue possibilità di utilizzo, e le sue varietà, dal sorgo da granella per l’alimentazione umana a quello da foraggio, fino al sorgo da biomassa destinato all’uso energetico. Il primo incontro ufficiale dell’Assemblea si è svolto a Bruxelles nel 2017, seguito da altre successive due edizioni, nel 2018 a Milano e nel 2021 a Tolosa. Appuntamenti unici nel loro genere, dove l’Unione Europea, con la Federazione Francese a fare da capofila dedicano, forse per la prima volta, risorse ed attenzione ad una coltura agricola riconoscendole il pregio di poter migliorare il futuro.

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Tags: Bambini, in evidenza, Sampaolesi, Sorgo

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