Grandi dimensioni e buccia trasparente che ne attenua la colorazione rossa della polpa. Per questo il Pomodoro della Sentina è un Pomodoro rosa. Lo coltivano da quattro anni i Fratelli Tuzi, dell’omonima azienda di Ortezzano (FM) dopo che l’agricoltore che lo aveva in custodia in passato ha smesso di coltivarne.
“Nella nostra azienda abbiamo sempre lavorato semi antichi, coltivato pomodori e approfondito il nostro interesse per la biodiversità – racconta Cristiano Tuzi. – Tramite il Crea di Monsampolo e l’Amap, ci è stato così proposto anche questo prodotto che, altrimenti, sarebbe andato perduto. Un pomodoro rosa centenario, coltivato proprio in queste zone”.
Pomodoro rosa, storia e origine
Le origini di questa varietà di pomodoro sul territorio marchigiano risalgono all’immediato dopoguerra, quando iniziò ad essere piantato dagli agricoltori nella pianura e nella media collina della “Sentina”, in prossimità del fiume Tronto. L’elevata dimensione della bacca e la corposità della polpa lo rendono molto simile “alle varietà di pomodoro rosa più comuni” che si trovano in alcune regioni italiane, come il Pomodoro rosa di Sorrento, arrivato in Campania all’inizio del Novecento attraverso il commercio con l’America, quando gli esportatori locali iniziarono a spedire limoni oltre oceano.
A livello nazionale, il pomodoro rosa più diffuso è il Cuore di Bue.
Resistente nella coltivazione
Riguardo la coltivazione del Pomodoro rosa della Sentina, spiega Tuzi: “si devono avere le stesse accortezze che si adoperano con le altre varietà di pomodoro”. La semina viene fatta in vaso a marzo, mentre il trapianto avviene la prima decade di maggio.
“La pianta è abbastanza resistente, un po’ più tardiva rispetto alle altre e facendo pomodori di grandi dimensioni non ne produce tantissimi. A differenza di altre varietà che possono produrre anche 15 o 20 pomodori per pianta, questa ne produce al massimo 4 o 5”.
I frutti vengono raccolti da fine luglio fino a circa ottobre, a seconda della stagione.
Ma dalla delicata conservazione
Il problema fondamentale, nel caso del Pomodoro Rosa è piuttosto la conservazione e di conseguenza, la sua distribuzione per la vendita.
Come spiegato da Tuzi infatti: “se la coltivazione si è persa nel corso degli anni è per la facilità con la quale il pomodoro si degrada dopo la raccolta. Come molti pomodori grandi, hanno la buccia sottile ed in questo caso trasparente; caratteristica questa che lo fa apparire rosa, ma che lo rende anche molto delicato e di facile deperimento”.
Per questo, non è adatto al mercato attuale e si rovina facilmente durante il trasporto. “Il pomodoro rosa è adatto piuttosto per la vendita diretta”, come quella che fanno i Fratelli Tuzi nella loro azienda ma questo ne limita naturalmente la distribuzione ed anche, la possibilità di far conoscere il prodotto al di fuori del contesto locale.
Tagliato a fette, ideale per la caprese
“Il modo migliore per goderne il sapore – conclude Cristiano Tuzi – è tagliarlo a fette e gustarlo, magari in una bella caprese”. Da buon pomodoro Rosa, per la breve conservazione e la grande quantità di polpa, proprio come i suoi simili “Cuore di bue”, si presta ad un consumo semplice e veloce.
Già dal passato, averne nell’orto voleva dire condividere l’abitudine alimentare di mangiare un prodotto sano e già completo nel momento della raccolta.
Giunto a maturazione, l’aroma e il gusto unico infatti lo rendono protagonista del piatto anche senza alcun bisogno di cucinarlo. Piuttosto, vale la pena accostarlo a quegli ingredienti in grado di esaltarne la dolcezza come il sale e l’olio, il basilico, o una mozzarella.
Tagliato a fette, è così il rosso di un tricolore che, da sempre, simboleggia ogni estate italiana.