Coltivare mirtilli? Non c’è bisogno di boschi e montagna

A Chiaravalle l'originale esempio dell'azienda condotta da Letizia Olivieri
Attualità
di Alberto Maria Alessandrini

Inventiva e capacità di adattamento sono, forse, le principali caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere chiunque faccia l’agricoltore. In un settore complesso ed articolato come quello primario non è raro, infatti, che le principali criticità siano proprio connesse alla difficoltà di alcuni di reinventarsi ed “esplorare” nuovi settori produttivi. Questo è quello che Letizia Olivieri, laureata in scienze forestali, ha fatto a Chiaravalle decidendo di realizzare una coltivazione di mirtilli insieme alla propria famiglia. Un frutto molto conosciuto ed apprezzato che, sbagliando, spesso associamo ai boschi di montagna, ma che in realtà può essere coltivato con ottimi risultati anche alle nostre latitudini.

Letizia Olivieri tra i suoi mirtilli

Letizia Olivieri, come nasce questa idea, certamente insolita nel contesto marchigiano?
“La nostra è una tipica azienda familiare, la cui titolare è mia madre Sabrina, che con mio nonno si era specializzata nell’ortofrutta, soprattutto in serra. La superficie complessiva di circa 6 ettari è stata così condotta fino al 2016 quando lui purtroppo è mancato. A quel punto noi eredi ci siamo resi conto che non saremmo riusciti a proseguire con le stesse modalità, soprattutto per mancanza di tempo. Di conseguenza parte del terreno è stata affittata, mentre in un’area abbiamo deciso di provare con la coltivazione del mirtillo”.

Un frutto che difficilmente verrebbe immediato associare alle nostre produzioni locali!
“Già coltivavamo ribes, quindi un pochino di esperienza con questa tipologia di colture la avevamo, ma a spronarci è stato mio zio direttore della Santorsola, una delle principali realtà nazionali nel campo della produzione di frutti di bosco. Con il mirtillo avremmo potuto valorizzare adeguatamente anche una superficie minore e questo ci avrebbe permesso di gestire l’azienda compatibilmente con il lavoro di ognuno di noi e garantendo comunque un reddito”.

Un grappolo di mirtilli

Che tipo di impianto avete realizzato?
“La superficie complessiva è di mezzo ettaro, interamente protetto da reti non solo per proteggere la coltivazione dalla grandine, ma anche anti drosophila. Le piante, circa 1.200, crescono in vaso così da poter controllar nel modo migliore i valori del terreno. Naturalmente abbiamo istallato un impianto di irrigazione a goccia con il quale riusciamo anche a gestire la fertiirrigazione. Con le reti, poi, teniamo a bada gli insetti nocivi durante la raccolta, così da evitare che rovinino i frutti maturi, mentre durante il resto dell’anno le lasciamo aperte. Gli accorgimenti sono tanti ma così facendo siamo riusciti a toccare produzioni elevate, fino a 50 q.li”.

Una agricoltura molto tecnica che, immaginiamo, si rivolgerà ad un mercato altrettanto particolare, giusto?
“Esattamente, il consumatore è sempre più attento e per questo motivo la nostra è una realtà certifica a residuo zero. Non usiamo chimica e pratichiamo la lotta integrata volontaria sfruttando anche il grande supporto che gli impollinatori offrono per garantire una buona fioritura. Fra le principali avversità che possono colpire il mirtillo abbiamo poi la botrite che crea problemi seri sul grappolo, per contrastarla usiamo i bacilli nella fase di allegagione”.

In conclusione, quali sono le caratteristiche principali dei mirtilli?
“Gli usi di questi frutti sono molteplici, non solo freschi, ma anche per marmellate e succhi. Sono una fonte di composti preziosi, tra cui vitamine (A, D ed E), acido folico e minerali (fra i quali fosforo, potassio e magnesio). Un concentrato di benefici che garantisce, inoltre, anche un elevato apporto di polifenoli”.

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