Che la fauna selvatica, ed i danni da essa creata, siano una delle principali problematiche degli ultimi anni è cosa nota. Lupi, cinghiali, piccioni etc.. rappresentano oggi, dopo la burocrazia folle ed i prezzi spesso insoddisfacenti, una delle criticità maggiori con le quali ogni agricoltore è costretto a confrontarsi.
Proprio a tal proposito ha creato un forte interesse, e dibattito, negli ultimi mesi l’iter di discussione della nuova legge regionale sulla caccia, soprattutto sui passaggi inerenti i ristori da riconoscere alle coltivazioni danneggiate. Riforma oggi definitivamente approvata dal Consiglio Regionale e sulla quale non sono mancati i commenti da parte degli esponenti del settore.
“Le nostre richieste sono state accolte solo parzialmente, per questo motivo non potremo che continuare a vigilare la questione ed a far sentire la nostra voce”. Queste le parole del direttore regionale di Confagricoltura Alessandro Alessandrini. “Ringraziamo l’assessore per i momenti di confronto forniteci, ovviamente tale soddisfazione non può che essere solo parziale a causa delle modalità di risarcimento dei danni che riteniamo penalizzanti per il settore.”
Le richieste di Agrinsieme
La questione ancora irrisolta, infatti, riguarda la scelta di far ricomprendere i ristori secondo le modalità previste dal “de minimis”. Incertezze sollevata anche da tutti gli aderenti ad Agrinsieme (Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari).
“Dopo mesi di riunioni e richieste, apprezziamo – si legge a tal proposito anche in una nota del Coordinamento – che nel testo della normativa si parli ora di ‘risarcimenti’ anziché di ‘indennizzi’, e che, come avevamo proposto, sia previsto un risarcimento completo con fondi propri laddove quelli regionali non possano essere utilizzati.”
Ma c’è una nota dolente: “Pur apprezzando lo sforzo fatto per cercare di garantire alle imprese agricole il risarcimento totale dei danni causati dalla fauna selvatica, ribadiamo la nostra contrarietà a riportare tale risarcimento in regime de minimis. Questo limiterà per alcune imprese l’entità dell’intervento ed impedirà ad altre di partecipare a diversi bandi del PSP Regionale per lo sviluppo delle imprese, in quanto anche gli stessi bandi sono soggetti a de minimis. Purtroppo, non solo non potranno partecipare a bandi del PSP, ma ad esempio alla filiera del grano duro, al benessere dei dipendenti, i bandi Inail sulla sicurezza, all’acquisto di fattici, etc”.
Una impostazione del genere, infatti, rischia di essere ancor più afflittiva per chi ha subito un danno creandone uno ancor superiore, inibendo la possibilità di accedere a bandi e contributi per altre attività aziendali. Ecco allora una possibile soluzione prospettata dalle associazioni di categoria: “Oggi il risarcimento dei danni viene fatto dagli ATC esclusivamente con fondi propri e non è in regime de minimis, in quanto soggetto di natura privatistica.” prosegue Agrininsime: “I fondi propri in tutti gli ATC sono di gran lunga superiore ai danni richiesti e la Regione concorre a tali costi con un partecipazione in percentuale sulle spese di gestione di tali strutture. Se si aumentasse la percentuale del contributo della Regione a favore degli ATC ed i danni si continuassero a risarcire fuori dal regime del de minimis la soluzione sarebbe presto data”.
Un nuovo statuto per tutti gli ATC
Una risposta che, inoltre, andrebbe a sensibilizzare ulteriormente coloro i quali gestiscono gli ATC. Del resto, è opportuno ricordare come il compito fondamentale e statutario di tali enti sia innanzi tutto la gestione del territorio ed il controllo della consistenza numerica della fauna selvatica presente in esso al fine di renderla sopportabile prevenendo gli eccessi. Ovviamente per fare ciò, sarà anche necessario permettere agli ATC di operare in maniera più snella, rimuovendo vincoli e competenze che i vari regolamenti regionali negli anni hanno imposto. Non solo, conclude Alessandrini: “E’ urgente approvare il nuovo statuto valido per tutti gli ATC delle Marche dove la rappresentanza degli agricoltori venga attribuita per ettari coltivati e non per teste visto che è sul terreno agricolo che si pratica la caccia!”