Un’annata iniziata nel migliore dei modi sul fronte delle produzioni quella del grano duro, ma che sta trovando non poche difficoltà sul piano della valorizzazione del prodotto raccolto. Così verrà ricordato il 2024 per la coltura regina della nostra regione. Ormai giunti al termine della stagione di raccolta, infatti, cresce il timore deli agricoltori circa la possibilità di riuscire a valorizzare adeguatamente il frutto del proprio lavoro.
A tal proposito abbiamo intervistato Daniele Bini, responsabile dell’ufficio cereali del Consorzio Agrario di Ancona, la principale realtà a livello regionale specializzata nell’ammasso e nella commercializzazione del grano duro prodotto dagli agricoltori marchigiani.
Come si prospetta la situazione sul fronte prezzi?
“La stagione, almeno nelle nostre zone, è stata buona. Alte le produzioni ed ottima la qualità. Purtroppo, al momento, non può dirsi lo stesso sul fronte prezzi. Anche le ultime quotazioni al mercato a Bologna si sono abbassate (min 311,00 max 316,00) ed al momento la situazione non sembra stabilizzarsi. Ovviamente l’esperienza ci insegna che fare previsioni in questa tipologia di mercato è difficile, se non addirittura impossibile, ma di certo i primi segnali non sono incoraggianti”.
Da cosa può essere dovuta tale situazione?
“Alcuni elementi sono tipici del periodo, è abbastanza comune che in questa fase gli agricoltori vendano per chiudere i conti della scorsa stagione. Si stanno portando dietro ancora le difficoltà della passata campagna 2023 (qualità mediocre, produzioni basse) e le relative spese non ancora completamente saldate. In un contesto del genere aumenta la disponibilità di prodotto sul mercato ed il resto viene a cascata: gli stoccatori si trovano costretti a comprare e, quindi, ad avere maggiori quantità di prodotto pagato da dover collocare ai mulini. Maggiore è la quantità di stock nei magazzini, più facile diventa trovare commercianti disponibili a vendere alle condizioni dettate dagli acquirenti”.
E sul fronte della richiesta di quest’ultimi, ci sono strutture che comprano?
“La richiesta ci sarebbe, ma i prezzi offerti sono bassi. Ciò avviene sia, in parte, per il meccanismo sopra ricordato sia per una componente, purtroppo difficilmente arginabile, data dalla speculazione. Non dobbiamo dimenticare che, mentre nelle provincie di Ancona e Macerata le raccolte sono state buone, non è così per il resto d’Italia. Il sud, causa siccità, ha prodotto veramente poco, con intere zone dove si è preferito trinciare il grano piuttosto che trebbiarlo. Anche nelle altre regioni non si è brillato nelle produzioni. A questo sommiamo, inoltre, un calo di semine di circa il 10% a causa del divieto di ristoppio imposto dalla Pac lo scorso anno”.
Insomma, prezzi bassi nonostante il poco prodotto nazionale disponibile…
“Esattamente, è vero che ci sono le importazioni dall’estero, e qui sappiamo che i prezzi possono essere competitivi ma è altrettanto evidente come il prodotto nazionale sia ugualmente importante nella determinazione delle quotazioni. Le mutate esigenze di mercato, un’attenzione del consumatore sempre maggiore alla pasta 100% made in Italy non possono farci dimenticare che annate come queste, dove alla produzione nazionale mancheranno circa un milione di tonnellate, non possono non creare conseguenze sulla valorizzazione dei nostri cereali. Inoltre, alcune delle principali aree del mondo dal quale proviene il frumento d’importazione non cominceranno la trebbiatura prima di un paio di mesi; quindi, oggi, ogni valutazione è solo una stima”.
Quale consiglio per gli agricoltori marchigiani quindi?
“Ogni previsione inerente all’andamento dei prezzi sarebbe impossibile. Certo, il prodotto è poco e la logica vorrebbe che, passata questa fase iniziale, le quotazioni dovrebbero stabilizzarsi… ma si tratta solo di ragionamenti. Ad oggi l’unico consiglio possibile, che nel medio periodo ha sempre premiato l’agricoltore, è valutare di vendere alla media o a scaglioni. Naturalmente tale modalità è applicabile soprattutto per le realtà più professionali, con quantità di grano medio-alte. La volatilità dei prezzi ha sempre contraddistinto questo mercato, riuscire a d arginarla il più possibile sarebbe già un’opportunità”.