Castellucci: “La crisi Moncaro non sia un’occasione mancata”

Il presidente di Confagricoltura Marche a difesa dei prezzi
Economia
di Veronique Angeletti

«Non facciamo che la crisi di Terre Cortesi Moncaro sia un’occasione mancata». Parla Federico Castellucci, il Presidente di Confagricoltura Marche, il titolare dell’omonima azienda di famiglia a Montecarotto e presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura, dopo essere stato per 15 anni direttore generale di Federvini e per 10 anni a capo dell’Oiv (Organizzazione Internazionale della vigna e del vino) a Parigi.

Federico Castellucci

Volumi d’uva e prezzi

«Perché – spiega – dobbiamo allargare la nostra visione ed in questo sono convinto ci assisteranno i tre ispettori inviati dal Ministero nella sede della cooperativa a capire, in un modo obiettivo, quale è la situazione generale, premessa indispensabile se si vuole configurare un piano di rilancio e di ristrutturazione». Una crisi di cui discuterà l’assemblea dei soci dell’Imt e «darà – aggiunge Castellucci – l’opportunità al maxi-consorzio di studiare come ripristinare le condizioni affinché ci sia di nuovo solidarietà ed etica nella filiera del vino marchigiano».

Un vigneto della Moncaro

Non commenta la natura delle misure, aspetta che siano prima proposte all’assemblea, ma si concentra sul loro scopo: gestire i volumi d’uva e garantire i prezzi. «La prossima vendemmia si prevede meno scarsa della catastrofica annata 2023 e temiamo – confida – che sfruttatori e speculatori paventino ad arte un’eccedenza». Le uve dei soci conferitori della Moncaro alla ricerca di una destinazione. «Uve che impongono di far ripartire il maxi-collettore Moncaro in particolare per il Verdicchio e il Rosso Conero. Cooperativa – ricorda – presente sul mercato con vini di qualità, e questo siamo tutti d’accordo, in una fascia prezzo rispettabile e a vari livelli, e ha dimostrato che ha una cultura del saper fare che va mantenuta. Basta sistemare la gestione».

No alle speculazioni

Castellucci in realtà teme che, se non si tranquillizza il comparto, tanti piccoli viticoltori saranno indotti a cedere le uve a «speculatori – sottolinea – che stanno proponendo prezzi veramente da strozzinaggio, inferiori del 25-30%, dell’ordine del 30-35€ a quintale per il Verdicchio convenzionale e tra 50-55 per il bio mentre i costi non sono calati. Il che significa 3.500 euro all’ettaro di resa con costi di gestione compresi gli ammortamenti, che superano 6mila. Il che dimostra che non abbiamo più una filiera etica, né economicamente, né socialmente sostenibile, con conseguenze gravissime se non interveniamo».

Filari a rischio abbandono che vanno gestiti con trasparenza, supportati (magari con i finanziamenti dell’Ue avanzati per la ristrutturazione dei vigneti) al fine di garantire l’equilibrio sul territorio (il rischio segnala Castellucci è che diventino “fabbriche di carte”). Insomma, Moncaro ha sollevato un problema di sistema. «Colto anche dal deputato Mirco Carloni – conclude il presidente di Confagricoltura- che si è interessato alla Moncaro e, interlocutore valido per il comparto, si conferma un asset per le Marche come Presidente della Commissione agricoltura di Montecitorio in questo momento di crisi».

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