Nel contesto economico italiano, l’agricoltura e l’industria alimentare rivestono un ruolo cruciale, generando un valore aggiunto di 77 miliardi di euro e un export che, nel 2023, ha superato i 64 miliardi. Tuttavia, le imprese si trovano a confrontarsi con la transizione ecologica ed energetica, una sfida necessaria, che richiede però competenze specifiche e innovazioni, in particolare nel campo digitale.
Secondo un’indagine condotta da Nomisma, presentata a Verona, le imprese agroalimentari italiane devono colmare un significativo gap di competenze per affrontare efficacemente il processo di trasformazione.
L’indagine di Nomisma
L’indagine Nomisma ha rivelato che, sebbene il 71% delle imprese agroalimentari abbia già investito nella transizione eco-energetica, una su quattro lamenta una carenza di competenze specifiche. Il Digital Economy and Society Index (DESI) posiziona l’Italia sotto la media europea, evidenziando una carenza nelle competenze digitali, componente cruciale per la transizione ecologica.
Per il 48% delle aziende, le competenze più richieste sono quelle legate alla gestione sostenibile delle risorse e all’ottimizzazione dei processi produttivi, insieme all’uso di software gestionali sostenibili (33%) e possesso di competenze biologiche e chimiche (28%).
Colmare il gap iniziando dalla formazione
Se uno dei principali ostacoli alla transizione ecologica risiede nella carenza di competenze nei diversi settori, assume un ruolo cruciale, per colmare il gap, la formazione. Il 44% delle imprese agroalimentari la riconosce di fatto uno strumento essenziale.
A livello nazionale, attualmente il 50% delle aziende investe nella formazione dei propri addetti, con un ulteriore 30% che prevede di farlo nei prossimi anni.
“Se per vincere la doppia sfida della transizione ecologica ed energetica il digitale può rappresentare uno strumento importante – ha commentato il Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma, Paolo De Castro – competenze e formazione si configurano come due leve strategiche altrettanto necessarie alle imprese agricole ed alimentari per governare piuttosto che subire questa transizione.”
La transizione ecologica nelle Marche
Dal macro al microcontesto, il focus sulla Regione Marche, in linea con la situazione nazionale, testimonia come le aziende agroalimentari della regione condividano il riconoscimento, sia della transizione ecologica ed energetica come un obiettivo, sia il problema delle competenze, necessarie per raggiungerla ma difficili da ottenere.
Mentre le imprese marchigiane stanno così iniziando ad investire in formazione e innovazione, seguendo l’esempio delle aziende più avanzate del settore nazionale, un segnale arriva anche dalle istituzioni che stanno stanziando dei fondi a sostegno della transizione.
Ne è un esempio il bando pubblicato recentemente dalla Regione Marche, al quale sarà possibile accedere fino al prossimo 9 agosto, dedicato alle piccole e medie imprese, per la sostenibilità ambientale, il risparmio energetico e gli obiettivi di economia circolare.
Se la transizione ecologica è senza dubbio una sfida da abbracciare per il futuro essa ha infatti, indubbiamente, anche bisogno di risorse per essere vinta. Risorse soprattutto economiche che possano permettere in primis l’investimento in formazione, come detto fondamentale, ma anche l’investimento in tecnologia e nuovi strumenti digitali che possano realmente rendere più ecologico l’intero comparto.
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