Un Consorzio di bonifica che fa acqua da tutte le parti

Nel mirino di Confagricoltura costi, gestione e concessioni. In attesa di nuovi invasi
Attualità

Che l’acqua si una risorsa sempre più preziosa e cosa nota, così come è altrettante evidente quanto questa sia fondamentale per lo sviluppo del settore agricolo, soprattutto nelle aree meridionali della nostra regione. Non sempre, però, tali convinzioni trovano una concreta applicazione nelle modalità di gestione e regolamentazione procurando non pochi disagi a quei tanti agricoltori che non possono prescindere dall’irrigazione nel periodo estivo per portare a termine le proprie produzioni.

Costi elevati

Mauro Acciarri

“Attualmente il costo dell’acqua destinata all’irrigazione è fissato in 20 centesimi al metro cubo, un prezzo oggettivamente troppo elevato che ne impedisce un pieno utilizzo” ricorda Mauro Acciarri Presidente di Confagricoltura Ascoli e Fermo in riferimento alla situazione del Consorzio di Bonifica/comprensorio dell’Aso, Tenna e Tronto. “Un costo importante – continua Acciarri – che, a nostro avviso, è scaturito da politiche di sviluppo errate ed investimenti non oculati portati avanti negli anni (condotte sotterranee costruiste in zone sbagliate, mancato contrasto agli allacci abusivi, etc..). Una situazione del genere non può trovare risposta caricando tali costi su tutto il resto delle aziende agricole che pagano con regolarità e che dovrebbero avere accesso ad un servizio adeguato.”

Il ruolo del Consorzio di bonifica

Una presa di posizione dura nei confronti del Consorzio di bonifica, colpevole di una gestione delle strutture di sua competenza che porta conseguenze critiche, soprattutto in momenti di forte siccità come quello attuale.

“Non è concepibile, ad esempio, che nel mese di maggio non si possa accedere all’ acqua per irrigare fino a che il Consorzio non conceda il proprio benestare nonostante le canalette siano piene di acqua e perfettamente attive! La nostra è un’agricoltura sempre più specializzata e di qualità e, come tale, ha ormai delle esigenze in termini di tempestività che non si conciliano più con certi tempi biblico degli apparati pubblici” aggiunge Artemio Piccinini, importante agricoltore con oltre 40 ha di vivai e vicepresidente di Confagricoltura Ascoli e Fermo.

Una situazione delicata che riguarda non solo la gestione degli impianti di irrigazione, ma anche il sistema di concessione per l’atteggiamento delle acque dai pozzi.

Un farraggionoso sistema di concessione

Andrea Pettinari

“Nelle concessioni annuali o trentennali vengono stabilite delle regole poco comprensibili, magari scaturite dalle migliori intenzioni, ma che ostacolano non poco il nostro lavoro” ricorda Andrea Pettinari,  presidente di Confagricoltura Macerata. Che aggiunge: “Il divieto di irrigazione dalle ore 10.00 alle ore 18.00, oppure il prelievo dai corsi d’acqua stabilito a giorni alterni a seconda che avvenga dalla riva destra o sinistra, salvo la deroga per 15 giorni in caso di trapianto, sono meccanismi complessi da attuare ed eccessivamente rigidi. È intuitivo che il motivo delle restrizioni sia quello di utilizzare nel migliore dei modi l’acqua a disposizione (eccesso di caldo, presenza di vento, o prevenzione della morte dei pesci nei fiumi per scarsità di acqua) ma è chiaro che, soprattutto sulle concessioni da pozzi di sub alveo, la situazione diventa troppo macchinosa e poco rispettosa dei costi sostenuti dagli agricoltori.”

Chiaro il riferimento alle spese per la costruzione dei pozzi, all’ installazione dei conta litri o agli oneri di manutenzione.

Criticità, quelle sollevate dagli agricoltori, che si potrebbero arginare anche già solo istallando apposite centraline per monitorare temperatura e vento che, magari, lo stesso Consorzio di bonifica potrebbe fornire. La tecnologia odierna, del resto, è ormai più che sufficiente per arginare sprechi senza penalizzare il lavoro degli agricoltori. Non solo ottimizzazione nella gestione degli impianti di bonifica e dei pozzi ma anche progettazione di nuove fonti di accumulo.

Servono nuovi invasi

“I laghetti collinari, o la raccolta di acque piovane o da sorgenti, sono strumenti che già i nostri nonni utilizzavano – aggiunge Alessandro Alessandrini, direttore di Confagricoltura Marche. La situazione climatica e l’importanza dell’irrigazione delle coltivazioni orticole e/o da rinnovo mette in evidenza la necessità di “catturare”, in invasi ad hoc e per utilizzi mirati, quanta più acqua possibile. Questo può avvenire sia nei corsi d’acqua secondari che nei ruscelli o durante le piogge. La costruzione di invasi, anche piccoli, è molto costosa non solo economicamente, ma anche ai fini autorizzativi. Attivare, pertanto, opere di questo tipo con la partecipazione pubblico/privato (CSR od altro) risulterebbe molto importante per salvaguardare le produzioni agricole in periodi siccitosi. Gli strumenti ci sono, adesso abbiamo bisogno che anche le istituzioni facciano la loro parte. Siamo disponibili a collaborare con le istituzioni regionali anche con i nostri esperti come abbiamo fatto con il Comitato tecnico del Contratto di Fiume Misa e Nevola con il geologo Andrea Dignani”.

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