Ogni anno, sul finire di novembre, lontano dalle altre sagre e feste enogastronomiche della Regione, Serra de’ Conti omaggia il suo prodotto tipico. La festa della cicerchia nasce con l’intento di valorizzare il legume unico del territorio, ritrovato e riscoperto dopo che un periodo d’oblìo ne aveva quasi cancellato le tracce, ricoltivato con l’intento di diffonderlo e reinserirlo in un mercato dove, con le sue caratteristiche agronomiche e nutrizionali, potesse diventare protagonista.
Dalle origini alla coltivazione fatta oggi, abbiamo ripercorso la storia della cicerchia di Serra de’ Conti insieme a Marco Simonetti, della Cooperativa agricola La bona usanza, nata nel 1996 dal desiderio di alcuni agricoltori del territorio di riscoprire i prodotti che rischiavano di andare perduti. L’azienda è oggi presidio slow food.
Alti e bassi di una storia millenaria
La cicerchia di Serra de’ Conti è un legume che racchiude in sé la storia millenaria delle antiche coltivazioni mediterranee. Originaria del Medio Oriente era nota agli antichi greci come “lathiros” e ai romani come “cicercula“. Furono questi ultimi ad introdurla nel bacino mediterraneo. “Per secoli fu una fonte di proteine per le popolazioni contadine del sud e del centro Italia, ma ad essa si legò anche lo stigma negativo di essere un prodotto per i poveri – spiega Simonetti. Così, quando dagli anni cinquanta le campagne iniziarono a spopolarsi, molte persone abbandonarono la vita rurale e, con essa, anche la sua dieta. La coltivazione della cicerchia diminuì progressivamente e cadde nell’oblio, fino a rischiare di scomparire; “pur essendo uno dei legumi con il più alto contenuto proteico, di circa il 30%”.
Continuò ad essere coltivata nel territorio di Serra de’ Conti dove, grazie ad alcuni anziani, è sopravvissuta una particolare varietà del legume. “Ne aveva qualche seme la mamma di uno dei nostri soci – aggiunge Simonetti – e da lì siamo partiti cercando di moltiplicarlo. Dal ’96 siamo partiti con la commercializzazione del prodotto ed in seguito il riconoscimento di Presidio slow food ci ha aiutato ad acquisire visibilità”.
La coltivazione, su esempio di quanto accaduto a Serra de’ Conti, è ripresa anche in alcune zone del Sud Italia, mentre la cicerchia marchigiana è oggi presente nei negozi di prodotti tipici italiani ed esportata anche in alcuni paesi esteri come gli Stati Uniti.
Caratteristiche del legume
Dalle altre varietà di cicerchia, quella di Serra de’ Conti si distingue in primis per le caratteristiche morfologiche. È infatti piatta, spigolosa e presenta colorazioni che variano dal grigio al marrone maculato. Ha inoltre una buccia poco coriacea e un sapore meno amaro, che la rendono più piacevole al palato e fanno sì che non necessiti di lunghi tempi di ammollo: bastano 6 ore, seguite da soli 40 minuti di cottura.
La pianta può invece raggiungere dai 10 ai 40 centimetri di altezza al momento della raccolta ed è suscettibile all’allettamento durante tutte le fasi di sviluppo.
Coltivazione e problematiche
Riguardo la semina, essa “viene fatta per tradizione il centesimo giorno dell’anno” come spiegato e viene piantata nelle campagne tra Serra de’ Conti, Arcevia, Montecarotto, Barbara e Ostra Vetere. Da buon legume dalle origini mediorientali, “non risente troppo della siccità ed è piuttosto resistente, benché il troppo caldo possa comunque influire sui periodi di raccolta, quest’anno anticipata di due settimane”.
In totale, i 5 ettari di terreno coltivati hanno prodotto una resa lorda di 80 quintali, per un totale, dopo la pulizia del legume, di 60 quintali di cicerchia ottenuti; “una quantità – afferma Simonetti – sufficiente per coprire la domanda dell’attuale mercato”.
A creare problemi in fase di coltivazione può essere piuttosto il tonchio, detto anche “tonchio del fagiolo”, un piccolo coleottero “abbastanza difficile da debellare, che rende necessario un trattamento all’anidride carbonica direttamente sul seme prima della semina”.
Festa della cicerchia
La Festa della Cicerchia, giungerà quest’anno alla 29esima edizione ed animerà il borgo di Serra de’ Conti l’ultimo fine settimana di novembre. “Un periodo scelto – spiega Simonetti – perché lontano dalle altre feste dell’anno e perché nel periodo ideale per consumare i legumi”. Ogni anno l’appuntamento richiama migliaia di presenze, 20 mila persone in tre giorni nel 2016, l’anno di punta della manifestazione.
La Festa dà l’opportunità di conoscere il legume ed i tradizionali piatti che lo rendono protagonista, come la tipica zuppa in pagnotta. La ricetta originale, conclude Simonetti, prevede che la cicerchia venga aggiunta ad una crema di ceci e fagioli. Cotti i legumi e preparata la crema si aggiungono brodo vegetale, erba cipollina ed un filo d’olio.
Come la tradizione, ed il nome del piatto suggeriscono, la zuppa andrebbe servita all’interno di un piatto scavato nel pane.
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