Sembra che non ci siano più margini di manovra tra Terre Cortesi Moncaro e il suo braccio agricolo Moderna. Il fatto che la cooperativa di Castelplanio abbia i mezzi fermi e finora non ha contribuito alla vendemmia di Moncaro indica che l’accordo tra le due consorelle non c’è. Addirittura, la decina di lavoratori disponibili sta cercando altri contratti mentre Moncaro ha già incamerato il 75% delle uve dai soci conferitori e ciò senza contare le uve rosse (la cui vendemmia è ancora in corso).
Il che non impedisce Moderna di continuare a negoziare. Ad inizio settimana, il suo presidente Rossano Landi dovrebbe aver inviato una nuova proposta che fa tabula rasa delle vecchie condizioni. Niente anticipi, niente finanziamenti per raccogliere le uve nei filari di proprietà della Moncaro, il che è un totale cambio di paradigma nei confronti del primo piano operativo. Moderna si era resa disponibile a lavorare i terreni di Moncaro con un anticipo di 165 mila euro poi ridotti dopo trattativa a 135 mila.
Per il presidente di Moderna conta la storia che lega da sempre le due cooperative e il fatto che Moderna sia sempre stata sotto la direzione, il controllo, la dipendenza economica di Moncaro.
Il piano prevederebbe di avviare una procedura di composizione negoziata della crisi e di rendere con Moncaro di nuovo operativo un rapporto di continuità anche indiretta di carattere produttivo, finanziario e patrimoniale. Questo consentirebbe alla coop Moderna di pianificare i suoi debiti nei confronti della cantina di Montecarotto e a Moncaro di avere nel suo bilancio dei crediti di nuovo esigibili.
«Moderna – chiarisce, tuttavia, il Custode della Moncaro Marcello Pollio – non è stata finora in grado di rispondere alle richieste che le sono state avanzate per garantire la capacità di eseguire il lavoro sia sotto il profilo della disponibilità dei mezzi che risultano pignorati, sia sotto il profilo dei lavoratori. Moncaro – ricorda – esprime 1 voto su totali 23 soci di Moderna, cioè poco più del 4% del totale del capitale. Non esistono quindi né direzione, né coordinamento da parte di Moncaro che oggi è danneggiata da Moderna e la stessa Moderna sta perdendo i propri frutti – precisa Pollio –, cioè l’uva, nei campi che Moderna non ha più coltivato benché avesse la responsabilità del possesso a seguito di un contratto di affitto che non ha voluto risolvere consensualmente. In questa situazione non chiarita da Moderna – sentenzia il Custode – ogni accordo è impossibile».