Sono 24 i vini delle Marche che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il massimo riconoscimento attribuito dalla guida “Vini d’Italia 2025” del Gambero Rosso. Un risultato importante, tenuto conto del fatto che è un periodo facile per la viticoltura marchigiana, tra l’annata 2023 flagellata dalla peronospora e la crisi economica di Terre Cortesi Moncaro. Ma la trama di aziende che compongono la tela marchigiana, secondo Gambero Rosso, sembra reggere. E ci sono anche delle new entry tra i Tre Bicchieri: le aziende Edoardo Dottori e Cimarelli in Vallesina e de La Valle del Sole e Quinto “Quntì” Alfonsi nel Piceno.
“Le dimensioni spesso contenute, il forte impegno familiare e la naturale propensione della cultura campagnola locale nell’evitare sprechi ed eccessi danno forza e affidabilità al vino marchigiano e tutto ciò si riflette in una qualità crescente, seppur a piccoli passi” sottolineano i curatori.
Le bottiglie che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”
“Bianchello del Metauro Sup. Chiaraluce 2022” di Crespaia;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Ambrosia Ris. 2021” di Vignamato;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Franz Ris. 2021” di Tenuta di Frà;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Kochlos Ris. 2022” di Edoardo Dottori;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Lauro Ris. 2021” di Poderi Mattioli;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Origini Ris. 2022” di Fattoria Nannì;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Rincrocca Ris. 2021” di La Staffa;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. San Paolo Ris. 2021” di Pievalta;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Selezione Cimarelli Ris. 2022” di Cimarelli;
“Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Villa Bucci Ris. 2021” di Bucci;
“Conero Sassi Neri Ris. 2020” di Fattoria Le Terrazze;
“Falerio Pecorino Al MonteNero 2022” di Quntì;
“Falerio Pecorino Onirocep 2023” di Pantaleone;
“Kurni 2022” di Oasi degli Angeli;
“Offida Pecorino Artemisia 2023” di Tenuta Spinelli;
“Piceno Sup. 2020” di La Valle del Sole;
“Piceno Sup. Morellone 2020” di Le Caniette;
“Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare 2021” di Velenosi;
“Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. V. V. Historical 2019” di Umani Ronchi;
“Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vign. del Balluccio 2022” di Tenuta dell’Ugolino;
“Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. 2021” di Belisario;
“Verdicchio di Matelica Senex Ris. 2018” di Bisci;
“Verdicchio di Matelica Vertis 2022” di Borgo Paglianetto;
“Vignagiulia Rosso 2019” di Emanuele Dianetti.
Viticoltura marchigiana: le note negative
“Già lo scorso anno– ricorda Gambero Rosso, evidenziando le criticità del settore vitivinicolo marchigiano – parlavamo di rischi concreti:l’annata 2023 flagellata dalla peronospora ha effettivamente inciso non poco nelle scelte aziendali. C’è chi si è limitato a vinificare quel poco che aveva, chi si è rivolto al mercato delle uve, i più colpiti hanno rinunciato a produrre e si son rassegnati a saltare l’annata, avendo già in casa la buona quantità prodotta nel 2022 e confidando nella vendemmia 2024 che, a fine agosto, si prevede proficua nonostante un’estate siccitosa, arrivata con le riserve idriche al minimo dopo un inverno e una primavera avare di neve e piogge”.
Ai timori per il rallentamento del mercato mondiale si è poi aggiunta, ricorda Gambero Rosso, l’implosione di Terre Cortesi Moncaro. “La più grande cooperativa marchigiana, attiva sui principali quadranti produttivi regionali, – viene ricordato – all’inizio del 2024 è entrata in una spirale di crisi economica e dirigenziale dagli esiti imprevedibili e che di certo avrà effetti negativi per tutto il comparto. Uno scenario talmente preoccupante da far muovere le istituzioni al più alto livello. La speranza è quella di una rapida soluzione che possa dare respiro a centinaia di soci e risollevare il destino di migliaia di ettari di vigneti specializzati”.
Viticoltura marchigiana: le note positive
Ora però passiamo alle belle notizie. La trama di aziende che compongono la tela marchigiana sembra reggere: le dimensioni spesso contenute, il forte impegno familiare e la naturale propensione della cultura campagnola locale nell’evitare sprechi ed eccessi danno forza e affidabilità. Tutto ciò si riflette in una qualità crescente, seppur a piccoli passi. Va in questa direzione il massimo riconoscimento a un Bianchello del Metauro, storica Doc che copre tanti vigneti in provincia di Pesaro.