Tartufi, via alle feste in attesa dei primi bilanci

Nel pesarese quattro appuntamenti per celebrare "il Re della tavola"
Economia
di Veronique Angeletti

Se tutte le strade portano a Roma, gran parte di quelle del tartufo questo mese portano nelle alte terre del pesarese. Un vero e proprio distretto, emblema della biodiversità, di un’agricoltura ecosostenibile che crea un valore aggiunto ad ambienti boschivi anche marginali ed è un ottimo integratore di reddito nelle aree rurali disagiate.

Non a caso, il pesarese accoglie quattro delle manifestazioni più significative che in Italia si dedicano al “Re della tavola”. Questo perché è terre di tartufi che alimentano il mercato nazionale ed internazionale. In corso, la 27 esima Fiera nazionale del tartufo bianco pregiato di Pergola (13 e 20 ottobre), la 61esima Mostra nazionale del tartufo bianco pregiato delle Marche di Sant’Angelo in Vado il 12/13, 19/20 e 26/27 e il 3 novembre, la fiera merceologica; a breve, inizia la 59esima Fiera nazionale del tartufo bianco di Acqualagna il 26/27 ottobre, dal 1 al 3 novembre e il 9/10; infine, anche se già conclusa, va ricordata la 42esima Mostra mercato del tartufo e dei prodotti di bosco di Apecchio che si è svolta dal 4 al 6 ottobre e fa da nesso con il mercato delle birre artigianali ed agricole,

Eventi che traggono la loro importanza proprio dall’esistenza di un distretto che crea economia. Solo nel comprensorio legato ad Acqualagna si calcola che il “tartufo” valga oltre 20 milioni di euro, dia lavoro a 7 “conserverie” che garantiscono un reddito a 130 famiglie ed è l’anima del menù di una ventina di ristoranti. Se si applicasse il “fattore 20 piemontese” per cui ogni euro speso in tartufo e consumato sul territorio ne porta altri 20 nell’economia del turismo e del tempo libero, è facile intuire quanto il tartufo in ogni paese influenzi i redditi. Solo nelle Marche sono tesserati 13mila raccoglitori.

Un distretto che si muove in un mercato globale, il che spiega lo scatto “culturale” di queste kermesse che, da tempo, sono delle vere e proprie fiere di settore, promuovono la cultura locale, la cucina d’autore invitando chef di primo piano, e organizzano diversi premi coinvolgendo personalità importanti che potenziano l’attenzione sulla nostra regione.

Paolo Topi

«Per il momento – interviene Paolo Topi, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei conduttori tartufai – stiamo aggiornando i nostri dati. Ma sappiamo che due anni fa solo nelle Marche avevamo 3600 ettari di tartufaie coltivate». Attività che fa del bene al territorio «perché con le buone pratiche agroforestali tutela gli ecosistemi, porta reddito ai coltivatori e contrasta lo spopolamento delle aree interne».

Confessa che solo fra una decina di giorni si potrà veramente dire se l’annata del bianco è positiva. «Abbiamo avuto le piogge giuste e, di fatto, lo si vede dall’ottima raccolta dei funghi ma finora, raccogliamo pochi tartufi».

La pezzatura piccola al coltivatore e al cavatore e è pagata per il momento tra 1000 e 1550 euro; i tartufi più grandi possono raggiungere i 2500.

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