Che l’agricoltura marchigiana sia in periodo di forte sofferenza, Marche Agricole lo va ripetendo da tempo. Paga dinamiche internazionali, rispetto alle quali le aziende agricole della nostra regione, al pari delle altre, sono impotenti, subendone le relative conseguenze sotto il profilo della redditività: si pensi solo al caso del prezzo del grano o del girasole, le principali colture della nostra regione, influenzato in entrambi i casi da mercati esteri o da agevolazioni nelle importazioni.
Al tempo stesso l’agricoltura marchigiana, sempre al pari di quella nazionale, sconta l‘aumento dei prezzi di produzione, tanto che più volte è stato ripetuto, anche da queste colonne, che le spese per la gestione agronomica di un terreno spesso non compensa la vendita del prodotto che vi era stato seminato.
Aggiungiamoci una burocrazia che tra lacci e lacciuoli impone alle aziende agricole spese aggiuntive e una infinità di perdita di tempo per completare un quadro davvero impietoso. Dove, come chicca finale, vi è una programmazione agricola regionale che sembra mettersi di traverso, ostacolando anziché favorendo quella disponibilità agli investimenti che pure qualche coraggiosa azienda agricola ancora prova a fare per resistere nel mercato.
Di fronte a questo scenario è del tutto naturale che i risultati finali vedano una costante riduzione di imprenditori agricoli che gettano la spugna, che sconsigliano ai figli di continuare l’attività di famiglia, che non possono più permettersi una manodopera qualificata.
Ed a confermare il tutto, arriva oggi la notizia che gli occupati in agricoltura nelle Marche sono addirittura più che dimezzati rispetto ad un anno fa. Già, avete letto bene. Erano 23.915 i lavoratori in agricoltura nel terzo trimestre 2023, sono crollati a 10.719 nello stesso periodo di quest’anno: una perdita secca di 13.196 unità, pari ad oltre il 55% che ben fotografa lo stato attuale del settore primario marchigiano. I dati, su fonte Istat, sono stati resi noti da Cna e Confartigianato Marche nell’analisi complessiva dello stato di occupazione della nostra regione.
Alla faccia di chi continua ostinatamente a ripetere “va tutto bene madama la marchesa”, anche di fronte alla denuncia di uno stato di cose da cambiare profondamente e che invece si continua a perpetuare imperterriti.
Per la cronaca nelle Marche gli occupati complessivi, sommati tutti i settori, crescono di 626 unità rispetto al terzo trimestre 2023, toccando quota 659.701, Questo perché, a fronte del crollo occupazionale in agricoltura e di una perdita di un migliaio di posti di lavoro in quello dell’industria (dove pesa il segmento edilizia), si è registrato contestualmente un aumento di 15.643 lavoratori nel terziario e nei servizi, soprattutto a livello turistico. Indicativo il fatto che i giovani disoccupati senza esperienza lavorativa siano anche in questo caso più che raddoppiati passando da 5.636 a 12..511, con profili professionali che il mercato del lavoro delle Marche non richiede più. E che ovviamente ben si guardano dal mettersi a lavorare nei campi.