Crescono lentamente, ma in maniera progressiva le quotazioni del grano duro nelle principali borse merci italiane e internazionali. Ed è un elemento di fiducia e di incoraggiamento anche per le migliaia di imprese agricole marchigiane che fanno di questa coltura la principale fonte di reddito. Del resto è notorio come il grano duro rappresenti il seminativo prevalente nella nostra regione, con circa 100 mila ettari coltivati ed una qualità che lo rende appetibile alle principali aziende pastificatrici.
Le ultime quotazioni hanno riportato il prezzo del grano duro oltre i 30 euro al quintale: siamo certamente lontani dai 50 euro che erano stati raggiunti ormai un paio di anni fa, ma al tempo stesso è un valore migliorativo rispetto al più recente passato. Che poi sia un prezzo più o meno remunerativo per l’azienda agricola dipendente da molteplici fattori. Perché vi è da tener conto dei costi di produzione che, parimenti, vivono delle stesse variabili.
Interessante al riguardo una recente analisi del quotidiano digitale Agronotizie pubblicato alla fine dell’ultima campagna di raccolta. In esso si fa riferimento proprio alla nostra regione, stimando una produzione media di 49,57 quintali per ettaro, dove si registra una sostanziale stabilità nello schema dei costi fra il 2023 (1.427,99 euro/ettaro) e il 2022 (1.426,38 euro/ettaro), in sostanziale aumento sul 2021 (1.291,77 euro/ettaro).
Analizzando voce per voce, Agronotizie stima una spesa di 263,05 euro/ettaro sui concimi, di 107,01 euro/ettaro per gli agrofarmaci e di 172,04 euro/ettaro per le sementi. Nel conto economico viene inoltre evidenziato come nel 2023 siano cresciute rispetto all’anno precedente le spese per i lavori in conto terzi, dai 242,20 euro/ettaro del 2022 ai 272,70 euro per ettaro del 2023, mentre sono calati i carburanti, da 160,91 a 143,73 euro/ettaro. Lievemente in aumento anche la manodopera, da 135,56 a 138,62 euro/ettaro, mentre rimangono fisse le spese generali (80,97 euro/ettaro) e i costi fissi (249,87 euro/ettaro).