Nuovo terremoto nel vino, Colonnara chiede il commissariamento

Economia
di Francesco Cherubini

Un altro terremoto sta investendo il mondo del vino marchigiano. Questa volta nel suo polo d’eccellenza spumantistico, quello  di Colonnara di Cupramontana, punto di riferimento per le cantine anche della Romagna e dell’Abruzzo. Il presidente della cooperativa agricola, Stefano Coppola, ha chiesto il commissariamento da parte del Ministero del Made in Italy. Per molti, una morte annunciata: sotto un nuovo nome, si tratta di Marche Doc, consorzio di cooperative in difficoltà che dal 2022 ha come partner commerciale Terre Cortesi Moncaro in liquidazione coatta amministrativa con 38,5 milioni di debiti. Mentre per quelli della “prima” Colonnara, quella del presidente Massimiliano Latini, si aprono le porte per un ritorno al futuro.

Due Colonnara

La cantina Colonnara

erché di Colonnara in realtà ce ne sono due. La prima fondata nel 1959 che nei primi anni ’70 si specializzò nella spumantizzazione e ha perfino aggregato intorno a lei più 130 associati dei Comuni intorno a Cupramontana. Realtà che ha scritto pagine importanti della storia del territorio spumantizzando oltre un milione di bottiglie all’anno. Poi le difficoltà e la scelta di unirsi nel 2014 con Pisaurum (Bianchello del Metauro, Colli Pesaresi bianchi e rossi). Nasce la realtà Marche Doc a cui Colonnara conferisce tutti gli immobili e pure il marchio (3,6 milioni di euro) per accorgersi dopo pochi anni che il fatturato non cresce. Per ottimizzare le vendite nei supermercati, a fine 2021, entra allora Terre Cortesi Moncaro, quello che i soci Colonnara facendo coppia con i pesaresi avevano cercato di scongiurare.

L’effetto Moncaro

Costretti ad uscire, i 16 soci Colonnara si ritroveranno senza asset e il loro marchio diventerà il nuovo nome di Marche Doc. La situazione precipita l’anno scorso con il blocco della Moncaro. Il polo di Cupramontana forniva alla cantina il secondo vino frizzante d’Italia (450mila bottiglie all’anno). Il che porta Coppola per garantire la continuità aziendale a chiudere a maggio 2024 un contratto di affitto aziendale con la cooperativa Boccafosca di Ostra. L’azienda ha investito per modernizzare la struttura e, a settembre, vinificato 14 mila quintali di uve quando l’anno prima il polo aveva trattato solo 2500 quintali.

A questo punto gli interrogativi fioccano. Venerdì scorso Coppola al Tribunale dorico, davanti ad una marea di creditori, ha chiesto le misure protettive del patrimonio, segno di continuità aziendale. Richiesta che ha ritirato lo stesso giorno al termine del dibattimento, prima dell’emissione di un provvedimento. L’indomani, la richiesta al Ministero. Dopo Moncaro e Moderna, è la terza cooperativa marchigiana commissariata dal Ministero in questi ultimi cinque mesi.

Tags: Colonnara, in evidenza, vini

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