Girasole, l’industria olearia: “Puntare su innovazione e sostenibilità”

Marche sempre prime in Italia, ma con il 20% in meno di ettari coltivati
Economia

Il  girasole, come noto, è una delle colture prevalenti nella nostra regione che è la prima in Italia per questo tipo di coltivazione. L’abbandono della barbabietola dopo la chiusura dei zuccherifici ha infatti indotto molte aziende agricole ad indirizzarsi verso questa oleaginosa come rotazione colturale. Anche se  come ricordato più volte da Marche Agricole – costi di produzione, dinamiche dei prezzi ed un eccesso di burocrazia hanno indotto molte aziende ad indirizzarsi verso altre produzioni, come dimostra il grave calo che ha registrato il girasole negli ultimi anni. Si è infatti passati da 43 mila ettari lavorati nelle Marche di tre anni fa ad appena 35 mila lo scorso anno, con un calo di quasi il 20%.

Fatto questo che, comunque, non impedisce alla nostra regione di mantenere la leadership nazionale, pur con tante incognite all’orizzonte.

A provare di spazzare via le nubi e prefigurare un futuro migliore è oggi Assitol l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia aderente a Federalimentare e Confindustria secondo la quale la strada da seguire è proprio quella di “accrescere la produzione di olio di girasole, puntando su qualità, sostenibilità e tracciabilità, in linea con la domanda dei consumatori”.

Carlo Tampieri

“Non possiamo contare sui grandi quantitativi di semi dell’Europa dell’Est– spiega Carlo Tampieri, presidente del Gruppo Oli da semi dell’Associazione le tensioni geopolitiche degli ultimi anni hanno inciso sul quadro economico generale, oltre che sulle aziende. Tuttavia, i dati di consumo confermano il momento positivo del comparto, che ha ancora grandi potenzialità di sviluppo”.

A supporto della sua tesi, Assitol evidenzia il quadro delineato di recente dal report annuale di “Girasole.net”, il progetto web che coinvolge l’intera filiera e promuove l’agricoltura sostenibile e di precisione.

Secondo le ultime rilevazioni, la produzione mondiale di semi di girasole si è attestata sui 56 milioni di tonnellate e vede ai primi posti Russia e Ucraina. Quella italiana è pari a 293 mila tonnellate di semi. Le regioni più vocate, ricorda il report, sono le Marche, che rappresentano il 31,7% del territorio coltivato a girasole, seguite da Toscana (19%), Umbria (13,95%) ed Emilia-Romagna (13,71). A prevalere è il girasole altoleico, varietà della pianta con un contenuto di acido oleico più alto rispetto a quella convenzionale.

Lo scorso anno, l’industria italiana ha prodotto 164 mila tonnellate di olio di girasole, in aumento rispetto alla media nazionale, che di norma si aggira sulle 150 mila tonnellate, ma ancora insufficienti rispetto alla domanda. Il mercato ne chiede sempre di più: per il 2025, le previsioni di consumo in Italia parlano di 791 mila tonnellate, pari ad un incremento del 2,3%. Il seme di girasole, infatti, ha un ruolo fondamentale in numerosi filoni produttivi, che vanno dall’olio, impiegato dall’industria alimentare e in ambito bakery, alle farine per uso zootecnico e alle oleine, fondamentali per l’industria oleochimica ed energetica. Per rispondere al fabbisogno attuale, l’industria deve ricorrere all’import, che in media raggiunge le 600 mila tonnellate di olio.

Le aziende produttrici, inoltre, sottolinea Assitol, sono un esempio di economia circolare. “Il nostro è un modello di sostenibilità – aggiunge il presidente Tampieri – dagli scarti, si ottiene energia ‘verde’, sia per l’autoconsumo sia per la rete elettrica esterna mentre l’acqua viene utilizzata per il raffreddamento degli impianti, evitando di attingere ad una risorsa primaria”. Un aspetto che i consumatori considerano essenziale, insieme a qualità e tracciabilità, secondo Assitol che è certa di un contributo di forte impatto  dal ricorso all’intelligenza artificiale, in particolare nella definizione dei piani colturali, della gestione efficiente del suolo e nella semplificazione burocratica.

L’Intelligenza Artificiale aprirci nuove strade – osserva il presidente del Gruppo oli da semi di Assitol -. A nostro avviso diventa necessario l’impegno di tutta la filiera, dal campo alla fabbrica, con l’obiettivo di un utilizzo razionale delle risorse, di un minor impatto ambientale e migliori rese. In questo modo sapremo costruire un sistema capace di contrastare il cambiamento climatico, che già oggi pesa sul futuro del nostro agroalimentare. Inoltre efficientare la filiera, a nostro avviso, significa renderla sempre più remunerativa in tutte le sue componenti”.

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