Colture diversificate e investimenti, le spine del biologico

Un software della Politecnica delle Marche ha analizzato un campione di 20 aziende
Attualità

“Il settore biologico dei seminativi è generalmente in salute e con una gestione virtuosa delle risorse naturali, anche se non mancano le difficoltà per quanto riguarda la differenziazione delle colture per affrontare meglio il rischio d’impresa, la capacità di sostenere investimenti importanti, ma necessari in innovazione e agricoltura di precisione”.

Sono i primi riscontri scientifici di MB-Tool (Marche Biologiche Tool), il nuovo strumento alleato degli agricoltori per valutare la sostenibilità delle imprese e digitalizzare la filiera. I primi risultati della sperimentazione pilota sono stati illustrati a Montefelcino nel corso del convegno dal titolo “La nuova visione europea per l’agricoltura e l’alimentazione: sostenibilità, innovazione e filiera”, organizzato dal Consorzio Marche Biologiche in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, per la quale erano presenti i professori Francesco Solfanelli e Adriano Mancini. All’iniziativa è intervenuta anche la prof.ssa Elena Viganò dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo.

Secondo Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche “è fondamentale per il nostro settore avere dati concreti sulle performance produttive perché ci permette di identificare criticità e adottare soluzioni migliorative, aumentando la professionalità delle nostre aziende agricole. Riteniamo che questo progetto sia strategico per il futuro dell’agricoltura biologica e vogliamo discuterne all’interno di un convegno che affronta anche i grandi temi della sostenibilità, nell’ambito della nuova visione di agricoltura e alimentazione della Commissione Europea”.

Sono circa 150 aziende coinvolte nel test propedeutico, 20 selezionate per questa sperimentazione pilota. MB-Tool nasce all’interno dell’Università Politecnica delle Marche. Attraverso questo software le imprese agricole vengono analizzate per percentuali di investimento in tecnologia, riutilizzo di sostanze organiche, approvvigionamento e consumi energetici, fertilità del suolo, uso o riciclo dell’acqua, eccetera. I dati elaborati permettono, in maniera anonima, di confrontare la propria azienda con le altre realtà introducendo anche filtri come l’età del conduttore, la sau, il fatturato.

“Il biologico continua a crescere sia in Italia che a livello internazionale, ma la sfida attuale è farlo diventare la normalità nei consumi – ha detto Giovanni Battista Girolomoni, presidente della cooperativa agricola Gino Girolomoni – L’università e il mondo accademico possono dare un contributo fondamentale con strumenti innovativi, che prima erano impensabili. La cooperazione è essenziale anche per affrontare le sfide della digitalizzazione e della misurazione delle prestazioni ambientali e sociali. Per una piccola o media impresa, sarebbe difficile sostenere questi progetti da sola, ma lavorando insieme possiamo anticipare i cambiamenti e ridurre gli errori, migliorando la competitività sul mercato”.

Tags: bioligoco, in evidenza, Università Politecnica Marche

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