Le decisioni dell’assessorato regionale all’agricoltura ancora al centro delle polemiche con il settore primario ormai stanco di essere vittima di una burocrazia fatta apposta per gravare gli agricoltori di spese inutili e perdite di tempo.
E stavolta la protesta rischia davvero di avere importanti conseguenze politiche. Perché il nuovo regolamento regionale sulla gestione dei danni da fauna selvatica ha scontentato proprio tutti. E quello che è andato in scena ieri al Codma di Fano può davvero rappresentare solo la prima scintilla. Qui, dove vi è la sede dell’Ambito Territoriale Caccia, si sono dati appuntamento una ventina, guidati da Andrea Busetto, proprio per protestare contro una legge che infligge “un ulteriore colpo mortale al comparto”.
E per evidenziare questo malessere e denunciare un’amministrazione regionale che succhia sangue agli agricoltori, si è infilzato una siringa in braccio, prelevando 5 centilitri di sangue, operazione che poi ha ripetuto con tutti gli altri. “Ci vogliono dissanguare davvero – ha inveito – e allora diamoglielo, questo sangue. Così magari si accorgeranno che esistiamo”.
Cos’ha di sbagliato il nuovo regolamento sulla caccia? I manifestanti lo hanno chiarito puntualmente: rende ancora più complicato e oneroso il procedimento per ottenere i risarcimenti. “Fino a poco tempo fa si poteva fare richiesta presentando i documenti da soli tramite Pec – è stato detto – ora bisogna usare la piattaforma Siar, con un costo che va dai 90 ai 120 euro. Un’assurdità, un’aggiunta di burocrazia che penalizza chi lavora la terra”. E come se non bastasse, per ottenere il risarcimento agli agricoltori viene richiesto anche di installare recinzioni e controllarne puntualmente la loro capacità di tener lontano ungulati e fauna selvatica. Insomma, viene scaricato sulle imprese agricole che hanno animali all’aperto quello che dovrebbe invece assicurare la Regione a cui spetta per legge la gestione della fauna selvatica.
A far discutere – come evidenziato da Sara Tomassini presidente del Distretto Biologico Terre Marchigiane a Il Resto del Carlino – è anche il cambio del metodo di quantificazione dei danni, che non si baserà più sulle quotazioni della Borsa Merci di Bologna, riferimento nazionale, ma su un decreto regionale. “La Regione non può stabilire il prezzo delle derrate – ha detto – è un’operazione arbitraria, pensata per ridurre l’indennizzo. Si rischia di mettere in ginocchio il settore primario. È un’operazione miope, che compromette tutta la filiera, dalla coltivazione alla trasformazione”.