Questo pezzo potrebbe essere diviso a metà con la nostra rubrica dedicata ai libri della terra, ma siamo crossover come pretendono questi tempi di contaminazioni tra linguaggi differenti. Quindi prima di parlare della Hortus Trade, azienda agricola digitale che ha sede a Montecosaro, sulla Valle del Chienti, occorre uno spiegone, come si dice sui social. Recentemente è uscito un manuale interessante. Il volume si intitola “Agricoltura digitale” – pubblicato da Patròn Editore di Bologna – per raccontare e illustrare l’essenza della digitalizzazione del settore agricolo. “Parlare di agricoltura digitale – afferma Ivano Valmori, uno degli autori– vuol dire rappresentare l’agricoltura attraverso dati organizzati sfruttando le potenzialità offerte dalle tecnologie dei sistemi integrati di telecomunicazioni. Significa avvicinare due mondi estremamente lontani, quello agricolo e quello dell’informatica, con l‘obiettivo di creare piattaforme informative in grado di gestire rappresentazioni numeriche di ciò che accade nella realtà agricola. La possibilità di archiviazione è pressoché illimitata. – continua Valmori – Oggi il produttore agricolo è consapevole di disporre di dati ben organizzati per produrre meglio, di più ed in modo più sostenibile, ma c’è anche la curiosità del consumatore di conoscere al meglio come viene prodotto ciò che mangia e consuma”.
“È un libro aumentato, – afferma Cristiano Spadoni, l’altro autore – vive nelle pagine dell’opera e al tempo stesso apre nuovi scenari, soprattutto grazie ai QR Code ”. Una lunga premessa prima di parlare di un’azienda agricola marchigiana che ha imparato la lezione della digitalizzazione in agricoltura, mettendola a frutto nel lavoro quotidiano. Come si dice prima la teoria poi la pratica insomma. Ma lo spiegone – che è una parola che nelle sue accezioni più interessanti è relativamente nuova e prende le mosse dalla spiega, una riduzione di ‘spiegazione’ – era davvero necessario perché “Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti”, recita l’esergo di Leonardo da Vinci posto come titoli di testa sul libro con cui abbiamo aperto. È una frase che potrebbero far propria Moreno Castagna e Matteo Porfiri, titolari della Hortus Trade. L’azienda si costituisce nel 2006 per coltivazioni di ortaggi in pieno campo e cereali, dalla fusione di due società semplici, il cui lavoro si è sempre svolto nel tratto di poco più di dieci chilometri sulla Provinciale 86, dove si incontrano due abbazie. San Claudio e L’Annunziata di Santa Maria a Piè di Chienti. Il processo produttivo ruota attorno al concetto di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, e si concretizza in competenze tecniche e nell’utilizzo di tecnologie innovative, che permettono di ridurre gli sprechi e migliorare la qualità dei prodotti. “Residuo zero” – dice Moreno – e cura dei dettagli”, aggiunge mentre mi porta a visitare il Giardino dei Tulipani.
Una parte dei terreni coltivati – sono circa 200 ettari in totale, distribuiti su varie zone – è stata trasformata in una sorta di percorso labirintico circolare, naturalmente pieno di colori. L’impatto emozionale è notevole, si è immersi nel colore e nel profumo dei fiori. Al centro del cerchio la sera è possibile ascoltare musica classica, oppure assistere a letture di poesie, fare corsi di pittura, magari fermarsi per mangiare qualcosa. La fioritura arriva fino ad aprile, si entra girando tra i fiori per scegliere i preferiti in un’ atmosfera di puro relax, “che crea benessere”, come ci tiene a sottolineare Moreno. Anche il colore dei fiori è mistico. Arrivo in un giorno di sole prima di visitare le abbazie. L’agricoltura in questo territorio è stata regolata e salvata con arte, ingegno e conoscenza dai monaci delle varie valli. Moreno cita piùvolte San Firmano nella valle vicina, quella del Potenza. “L’altra vallata è importante come questa del Chienti” – continua lui– “l’economia agricola delle Marche è ruotata per secoli attorno ai fiumi. Non è una fortuna da poco avere due opere architettoniche così significative a distanza di pochi chilometri”. Durante i ponti primaverili gli oltre 100 mila bulbi di tulipani, ricavati da almeno 163 diverse varietà, hanno accolto fino a ottocento visitatori. Intanto Valentina, la moglie di Matteo, sceglie per me un mazzetto di tulipani da portare a mia moglie. In questo trionfo di colori ci aggiriamo tra i fiori mentre Moreno mi spiega come funziona l’azienda, da dove sono partiti.
Matteo è dovuto scappare e lascia al socio il compito di guida. “Siamo operativi insieme dal 2006”, dice lui. Voglio sapere dei droni di cui ho visto l’ampio uso che ne fanno in un servizio del TgR- Marche. “I droni – dice Moreno – servono per il monitoraggio dello sviluppo delle colture, utilizza anche insetti utili alla difesa dai patogeni, con conseguente riduzione dell’utilizzo di prodotti chimici – intanto comincia montare il drone per mostrami come si usa – e gestisce la distribuzione di prodotti attraverso l’impiego di macchine, sensori e centraline in grado di attivarsi solo quando la natura ne ha realmente bisogno. – continua lui cercanddo di collegare l’Iphone al drone – In tal modo,anche la risorsa idrica viene gestita in modo razionale e sostenibile tanto in serra quando nei campi”. “Siamo sempre pronti a dispensare consigli per la coltivazione” – chiude Moreno, dopo una lunga telefonata prodiga proprio di consigli a una cliente – su come disporre nutrienti vasi a terriccio, per esempio oppure su come impostare il proprio sito produttivo”. Valentina mi lascia un mazzo variopinto di tulipani che starebbe benissimo in un quadro impressionista. La visita alle abbazie avviene sotto un altro spirito.