Gli eventi estremi che hanno colpito anche le Marche hanno fatto nascere la consapevolezza che il semplice ritorno ad ancestrali buone pratiche agricole (canali di regimentazione, pulizia dei fossi, ecc.) non sia sufficiente. Ci vuole una nuova gestione dei paesaggi con un approccio globale, a tutto tondo. È stato calcolato che, per le sue caratteristiche orografiche, nelle Marche il dilavamento non controllato delle acque su un ettaro di terreno può portare via fino a 80 tonnellate di terra fertile. Motivo per cui l’assessorato agricoltura della regione Marche ha emanato una serie di bandi a favore di un progetto di accordo agroambientale d’area.
L’obiettivo – entra nel merito l’assessore Andrea Maria Antonini – è promuovere azioni di protezione del territorio dal rischio di dissesto idrogeologico e favorire la conservazione del suolo contenendo i fenomeni erosivi e tutelando la sostanza organica. Azioni su cui sono stati pilotati 9 milioni di euro”.
Ma è il metodo che fa la differenza. Coinvolge comprensori e mette a capofila i Comuni che incentivano le aziende a riunirsi per creare aggregazioni di terreni e realizzare progetti di gestione. “In queste aree – precisa il dirigente delle politiche agroalimentari regionali Lorenzo Bisogni – sono stati programmati corsi di gestione, opere di ingegneria naturalistica per consolidamento di scarpate, piccole frane e argini dei corsi d’acqua ed interventi sulle strade vicinali o interaziendali”. Le aree sono Offagna, Ostra, Apiro, Castelplanio, Cupramontana, Montecarotto, Treia, Recanati, Acquasanta Terme, Pollenza, Altidona, Appignano del Tronto, Montalto delle Marche, Petriolo.
Politica che collima con la visione di Confagricoltura che recentemente ha proposto alla Regione Marche un progetto pilota per la gestione e mitigazione del dissesto idrogeologico nei terreni dei propri associati. Con il supporto del geologo Andrea Dignani, prevede degli accumuli idrici con bacini di pianura e laghetti collinari; la gestione dei fossi e delle aree di versante e delle aree di laminazione. “Il progetto – incalza il direttore regionale di Confagricoltura, Alessandro Alessandrini – riconosce agli agricoltori la loro valenza multifunzionale come presidio economicamente sostenibile e il loro ruolo per la corretta gestione delle risorse idriche, della manutenzione del reticolo idrografico e delle pendici collinari”.