Come già anticipato da Marche Agricole, cresce la preoccupazione anche tra le cantine marchigiane per il calo di vendite del vino (stimato del 20%) conseguente all’entrata in vigore delle nuove norme del Codice della Strada. Una ulteriore penalizzazione per un settore che ha pagato a caro prezzo – e lo sta pagando ancora – i danni causati dalla peronospora e dal diniego del Ministero dell’Agricoltura di accordare la moratoria sui mutui delle aziende che hanno dovuto ricorrere al credito per far fronte alle spese sostenute e all’azzeramento dei ricavi.
Criticità su criticità di cui si fa interprete Ido Perozzi, presidente di Vinea, l’associazione di produttori con oltre 400 soci e più di 3 mila ettari di vigneti che rappresenta oltre il 50% della produzione vitivinicola dell’ascolano (300 mila ettolitri) ed il 90% del prodotto imbottigliato.
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“Oggi – scrive Perozzi – anche grazie al nuovo codice della strada che introduce importanti novità per il limite alcol alla guida, con inasprimento delle sanzioni amministrative e sospensione della patente, e spostamento delle soglie di tasso alcolemico da 0,5 a 0,8 g/l, si è arrivati ad un ulteriore calo del 20% del consumo di vino in queste ultime settimane. Gli esperti a livello nazionale ritengono che le aziende più grandi e meglio strutturate risentiranno in minima parte di questo problema, ma secondo loro le altre aziende avranno serie difficoltà, è per questo che ritengono che sia necessario affiancare altre attività, come quella dell’accoglienza turistica, a fianco di quelle tradizionali, per cercare di incrementare il proprio fatturato, e cercare di rimanere su livelli simili a quelli degli anni precedenti”.
Per rilanciare il settore, Vinea ha proposto il progetto “Turismo enogastronomico, ambientale e culturale”, con un investimento di 5 milioni di euro per cinque anni. L’iniziativa coinvolgerebbe 80-100 aziende, creando sei percorsi del gusto che valorizzino vino, prodotti tipici e ospitalità locale. “Nonostante il riconoscimento della validità del progetto da parte della Regione e di alcune organizzazioni nazionali, le istituzioni non hanno però ancora dato risposte concrete. Senza interventi mirati – chiarisce Perozzi – , il settore rischia di perdere competitività e molti viticoltori potrebbero abbandonare l’attività”.
Già a dicembre 2024 si registrava un calo del 10% dell’export e del 20% nei consumi interni. Situazione che il presidente di Vinea evidenzia in maniera chiara. “Non dimentichiamo – aggiunge, infatti – che nel 2023 il nostro territorio ha subito un forte attacco di peronospora, poi dichiarato calamità naturale, i danni a livello di raccolto sono stati molto alti, e spesso le aziende hanno dovuto ricorrere al credito bancario per coprire le spese che avevano sostenuto per ammodernamenti e ristrutturazione dei vigneti, o per l’ampliamento delle cantine. Alcune aziende che non erano più in grado di pagare le rate di mutuo in scadenza hanno dovuto dichiarare la loro insolvenza, con conseguente abbassamento del rating e con il raggiungimento automatico dell’innalzamento dei tassi di interesse; tutto ciò ha causato maggiori difficoltà di liquidità per le aziende.
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A partire da luglio 2023 – ricorda Perozzi – Vinea si è battuta perché fosse riconosciuto lo stato di calamità, perché fosse accordata una moratoria dei mutui per due anni, questa misura da attuarsi con un decreto del Ministero, non avrebbe comportato per le banche la necessità di fare accantonamenti, le aziende avrebbero risolto le loro difficoltà di liquidità, e per il Ministero dell’Agricoltura non ci sarebbero stati costi aggiuntivi. Sarebbe stato opportuno poi che fossero concessi mutui per cinque anni, a tasso zero, perché le aziende potessero avere un minimo di liquidità. crediamo che queste misure avrebbero potuto aiutare le aziende. Le istituzioni Regionali e Nazionali invece hanno scelto di concedere solo un contributo come rimborso dei danni subiti, determinati da AGEA, ma questo copre solo il 4,17% del danno, e si configura come irrisorio, al limite della presa in giro”.