Grido d’allarme tra i produttori della mela rosa dei Monti Sibillini, una delle varietà più caratteristiche del panorama regionale. La raccolta in corso fa segnare un calo del 40% della produzione. A pesare sono da un lato il caldo estremo fin dai primi mesi dell’anno, seguito dalle abbondanti piogge di maggio che sono state cruciali per la fioritura. Resta elevata la qualità del prodotto, ma di certo i conti non tornano per le aziende agricole impegnate in questa coltura.
Se ne fa interprete la Cia che ricorda come la mela rosa sia un prodotto di nicchia e che negli ultimi anni sono stati costituiti diversi consorzi per tutelarne la coltivazione e promuoverne il rilancio a livello regionale.
“Uno studio dell’Università di Camerino – spiega la Cia – ha sottolineato l’importanza nutraceutica della mela rosa dei Monti Sibillini, evidenziando la presenza di componenti bioattive con importanti proprietà antiossidanti, antitumorali, antidiabetiche, antiinfiammatorie e neuroprotettive”.
Tra gli imprenditori agricoli più direttamente coinvolti in questa produzione, c’è Paolo Acciarri, titolare dell’omonima azienda di produzione e commercializzazione di frutta insieme al fratello Marco, situata ad Ortezzano, composta da 90 ettari di terreno.
Acciarri, socio di Confagricoltura, è uno dei coltivatori che ha creduto nel reimpianto di mela rosa dei Sibillini e come tutti, quest’anno fa i conti con il calo di produzione: “Per noi la diminuzione è nettamente superiore al 40%. Basta pensare che su due ettari di impianto, la produzione dello scorso anno è stata di 200 quintali. Quest’anno non arriviamo a 50. Un’annata come questa – aggiunge – costituisce una perdita notevole perché le spese di investimento per coltivare due ettari di frutteto sono le stesse, sia che esso produca o che non produca. Il calo di produzione del meleto non è dato dal mancato investimento, ma dal clima sfavorevole. Pertanto sono state sostenute tutte le spese necessarie, come concimazioni, trattamenti, irrigazione, potatura, assicurazione e tutto ciò che è ammortamento aziendale, a fronte di un raccolto che non copre neanche i costi di produzione, e dei rincari generali che si sommano in azienda”.