Come noto le Marche sono fra le principali regioni per produzione di fieno e foraggio, con protagonista – nel secondo sfalcio – l’erba medica. I terreni collinari, il clima mite ma non eccessivamente secco e le lunghe giornate di sole garantiscono le condizioni ideali per questa leguminosa, fondamentale per gli allevamenti.
L’avvio della stagione non è stato certamente dei migliori, le incessanti piogge che hanno accompagnato la primavera 2023 hanno infatti reso estremamente difficoltoso entrare in campo per i primi sfalci di fieno. Alta la produzione, ma non sempre elevata la qualità del prodotto finito. Anche in quelle rare finestre di bel tempo avute fra maggio e giugno, infatti, gli agricoltori hanno dovuto gestire grandi masse di prodotto che la forte umidità serale ha reso difficile da essiccare a dovere. In conseguenza di ciò, le quotazioni dei primi tagli, se pur si tratti di dati ancora in formazione, risultano decisamente più ridimensionate rispetto allo scorso anno. Mentre nel 2022 si erano toccate punte molto elevate con quotazioni stabilmente intorno ai 20 euro al quintale, oggi si viaggia a circa la metà (l’ultima rilevazione di mercato della borsa di Macerata quota il fieno di primo taglio a 8-12 euro quintale).
Situazione leggermente diversa per quanto riguarda i secondi tagli, dove protagonista è erba medica. Questa, infatti, si è avvantaggiata del clima delle ultime settimane e l’attuale stabilizzarsi del meteo, con sole e caldo, ha garantito le condizioni ideali per un buon prodotto. Alte le produzioni e buona la qualità. Ovviamente in questo caso è troppo presto per azzardare ipotesi di prezzo, ma certamente non raggiungeremo i picchi delle scorse stagioni.
Tutto ciò anche a causa delle mutate condizioni rispetto allo scorso anno. Come è noto, buona parte della produzione marchigiana di fieno viene destinata al nord Italia ed ai mulini. Questi avranno grandi masse di prodotto da acquistare a prezzi concorrenziali (basti pensare a tutto quel fieno “scosso” od imballato eccessivamente umido che verrà destinato alla produzione di pellet zootecnico), così come le grandi stalle del Nord potranno avvantaggiarsi della produzione in crescita anche nelle loro zone, grazie all’interrompersi della siccità che per quasi due anni ha accompagnato le regioni più settentrionali.