Frutti antichi delle Marche: le mele resilienti

Resistenti al clima e ricche di nutrienti, prodotti da ri-valorizzare
Attualità
di Giorgia Clementi

Agricoltura ed archeologia, abbiamo parlato di questo connubio nel nostro primo articolo dedicato ai frutti antichi delle Marche, nato dall’incontro con Antonio Francesco Santini  dell’Azienda agricola “Il Sorbo”. Ripercorrendo l’idea di ritrovare e recuperare i frutti che sono per secoli cresciute nei campi della regione, Santini ha dato vita ad un vivaio che ospita centinaia di varietà. Tra queste la pera del perdono e la pera rossina, ma anche molte mele, alcune dai nomi curiosi e simbolici, altre da proprietà salutari, tutte da sapori unici quanto rari.

Ci siamo fatti raccontare le caratteristiche e la storia delle varietà che Santini, secondo il sito dell’Amap, coltiva in qualità di agricoltore custode: la mela batocca, la mela mosciola, la agostana e la comentina.

Mela batocca e mela conventina

Mela batocca e mela comentina

Dalla forma cilindrica, la mela batocca ricorda il batocco di una campana: “è da tale somiglianza che deriva il suo nome”, spiega. “Matura a fine settembre ed affonda le sue origini nei territori dell’appennino umbro-marchigiano dove pare fosse presente già nel 1600”. Tra le principali caratteristiche, il colore di fondo giallo e il sovracolore rosso purpureo, mentre la polpa all’interno si presenta molto soda, bianca e succosa. “Il sapore rimane invece leggermente acidulo e viene consumata fresca in epoca tardiva”, in passato venivano anche conservate grazie all’essiccazione.

Sempre dal mondo religioso deriva il nome della mela comentina, detta anche “conventina”. “Veniva infatti raccolta nei conventi – afferma Santini – in particolare nella zona di Gubbio ma ne ho trovate anche ad Urbania e in altri territori al confine con l’Umbria”.

DI colore giallo e arancio, si conserva bene e può essere gustata anche nei mesi successivi alla raccolta data la sua “serbevolezza”.

La Mosciola e l’ Agostana

Mela agostana

A caratterizzare la mela mosciola è invece la grossa pezzatura: “possono arrivare anche a mezzo chilo l’una”, spiega Santini, e giunge a maturazione nel mese di luglio. Si hanno notizie di questa varietà nella zona di Piobbico già nel 1500 quando il medico Costanzo Felici la citò nel suo libro dedicato alle piante edibili. “In passato era molto apprezzata per la sua epoca di maturazione che ricadeva nel periodo della trebbiatura rivelandosi molto utile per ristorare i lavoratori”.

Il nome “mosciola” deriverebbe invece dall’abitudine di conservarla appesa ad asciugare.

Infine la mela agostana, che, come facile da intuire, matura ad agosto: “ha un’ottima conservabilità ed era molto apprezzata un tempo perché la sua raccolta si inseriva tra le maturazioni dei frutti prettamente estivi e quella degli autunnali, garantendo continuità nel sostentamento”.

Resistenti al clima

Oltre alla particolare storia ed alle singolarità, le mele appena presentate sono il frutto di “piante che si sono adattate nei secoli e non hanno problematiche“, afferma Santini. Sono resistenti e per questo si prestano ad una coltivazione biologica e naturale: “perché sono piante secolari e si proteggono da particolari situazioni climatiche e parassiti“.

Resilienti e resistenti dunque, esse diventano alleate di coltivazioni che non prevedono l’uso di fitofarmaci e piante da frutto da riprendere in considerazione alla luce dei cambiamenti climatici in corso che mettono alla prova le varietà più comuni.

Una mela (antica) al giorno…

Se infine, come è a tutti noto, una mela al giorno è in grado di togliere il medico di torno, questa non potrebbe che essere una mela antica.

Le mele sono composte da diverse sostanze nutrienti e composti bioattivi che apportano numerosi benefici alla salute. Contengono carboidrati sotto forma di zuccheri naturali come fruttosio, glucosio e saccarosio, fibre che aiutano a regolare la digestione e a mantenere il senso di sazietà, numerose vitamine che fortificano il sistema immunitario, minerali ed antiossidanti, insieme ad altri grassi e proteine.

Tali elementi si trovano in quantità maggiore proprio nelle varietà di mele antiche come quelle coltivate nel vivaio di Santini. Parecchie di esse hanno colori intensi, dall’arancio al rosso, segno di elevato beta-carotene che contribuisce alla salute degli occhi e della pelle.

Così come parecchie di esse presentano una singolare conservabilità grazie alla quantità di antiossidanti. Esempio emblematico, proprio la mela agostana. “Un giorno – conclude in proposito Santini – mi chiamò il professor Giorgio Murri, dell’Università Politecnica delle Marche, e mi disse che, nonostante avesse tagliato la mela a metà da ben più di mezz’ora, essa era ancora immacolata sul tavolo. Era piena di antiossidanti ed era come se fosse appena stata tagliata”. 

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Tags: agricoltore custode, in evidenza, mela, varietà antiche

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