Grano duro in balìa della speculazione sui prezzi

Spinta al ribasso delle lobby del settore, quotazioni inferiori allo scorso anno
Economia
di Alberto Maria Alessandrini

Il concetto di scarsità, in economia, è uno degli elementi base per la determinazione del prezzo di un qualsiasi prodotto. Un principio ovvio ed evidente che, però, sembra non valere nella anomala campagna 2024 del grano duro.

La Borsa merci di Bologna

Stando a quanto riporta L’Informatore Agrario, la Borsa merci di Bologna, infatti, ha esordito con quotazioni del nuovo raccolto, a livelli inferiori rispetto alla scorsa campagna (il “fino” Nord quota mediamente 320,50 euro/t, la provenienza Centro 333,50 euro/t, con tendenza ribassista). Anche a Foggia i prezzi del frumento duro sono in ribasso (“fino” a 333,50 euro/t, “buono mercantile” a 323,50 t), mentre sui mercati internazionali i prezzi sono in recupero per tutti i prodotti.

Una produzione nazionale scarsa

Tutto questo nonostante, è cosa nota, le produzioni di buona parte d’Italia siano state scarse. Ad esclusione di alcune zone della nostra regione, dove le rese sono state generose, il sud Italia (primo granaio del Paese) ha vissuto una stagione orribile. La Sicilia ha raccolto una media di 12/13 q.li ettaro, la Puglia ha fatto poco meglio con intere zone dove si è rinunciato, addirittura, alla trebbiatura. E se alla siccità che ha colpito il meridione sommiamo le forti piogge del nord ed il drastico calo di ettari seminati (causa Pac ed eco schemi vari) otteniamo una riduzione della produzione nazionale nell’ordine di oltre 8 milioni di quintali. Una quantità importante di grano duro che verrà a mancare e che, secondo ogni logica macroeconomica, avrebbe dovuto determinare se non un aumento vertiginoso, quanto meno la tenuta dei prezzi.

Quotazioni in calo

Non solo questo non è avvenuto ma, anzi, a fronte di scambi quasi nulli (sono ben pochi gli agricoltori e gli stoccatori disposti a vendere in questa fase) la quotazione del grano negli ultimi mercati è addirittura diminuita. Un controsenso logico, spiegabile, solo con una sempre più evidente intento speculativo da parte di alcune lobby del settore. Sono sempre più insistenti, infatti, le voci secondo cui alcuni acquirenti del meridione starebbero volutamente tenendo il prezzo basso nonostante la scarsità del prodotto facendo leva sulla difficoltà di agricoltori e stoccatori (numericamente molti di più) nel fare cartello. Speculazioni che corrono il rischio di affossare definitivamente un settore che ancora non si è risollevato dalla pessima stagione del 2023.

Speculazioni basate anche su voci, destituite di reali fondamenti, secondo cui sarebbero in procinto di arrivare importanti quantità di frumento dall’estero (Turchia in primis) come sul fatto che in Canada si preannunci un’ottima annata (previsioni difficili da avanzare oltre due mesi prima dalla raccolta oltre oceano).

Import fuori controllo

Mauro Acciarri

“Il fatto che il sistema delle importazioni sia fuori controllo è un dato oggettivo – ricorda a tal proposito Mauro Acciarri, presidente di Confagricoltura Ascoli –ma è altrettanto vero che al momento il grano nazionale ha una quotazione inferiore a quello importato, un ennesimo controsenso. Al momento assistiamo ad una situazione difficile sia per gli agricoltori che per chi ritira i cereali. Il prezzo è basso e gli aumenti che in molti avremmo immaginato non si stanno profilando. Una situazione di forte incertezza sulla quale pesa, anche, la possibile alta importazione di grano dalla Turchia. Cereali che, indipendente dalla zona di raccolta, una volta giunti in quello stato riescono ad aggirare qualsiasi altra sanzione od embargo”. Qui è evidente il riferimento ai vincoli posti a seguito del conflitto Russo-Ucraino facilmente aggirabili anche in questo settore.

Incertezza che mette in difficoltà una parte rilevante della filiera. “Oggi molti imprenditori andranno pesatemene in perdita con queste quotazioni e se a ciò aggiungiamo anche la riduzione dei contributi Pac e le criticità eredita dalla scora campagna il risultato è tragico” continua Acciarri che oltre ad essere un agricoltore è anche vice-presidente nazionale COMPAG, la Federazione nazionale delle rivendite agrarie. “Le stesse difficoltà,  poi – aggiunge –  le hanno anche gli stoccatori i quali, di fronte alle incertezze del mercato non possono che essere estremamente prudenti nell’acquistare. Un circolo vizioso che corre il rischio di diventare molto pericolo e dirompente”.

Una serie di segnali negativi determinati non tanto dall’eccesso di prodotto, o dall’abbattimento dei costi di produzione, quanto dalla volontà di pochi di influenzare un mercato che rappresenta il fondamento dell’agricoltura nazionale, oltre che marchigiana.

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