Il colza, una valida alternativa per favorire una corretta rotazione aziendale: è stato questo il tema dell’incontro organizzato ad Osimo dal Consorzio Agrario Provinciale di Ancona in collaborazione con i tecnici di Pioner-Corteva.
Un occasione utile sia per garantire un aggiornamento continuo agli agricoltori della zona ma anche per fornire alcune informazioni preziose circa una coltura che negli ultimi anni sta affrontando un progressivo aumento in tutto il centro Italia. Diffusione ulteriormente alimentata dalla necessità di garantire un’adeguata rotazione da affiancare a cereali e girasole. Nelle Marche, infatti, sono stati coltivati a colza quest’anno circa 2.400 ettari, un 18% in più rispetto alla passata compagna, che ha portato la nostra regione a detenere oltre il 10% della produzione nazionale che si attesta sui 20 mila ettari complessivi.
Il colza, pur necessitando di una conduzione abbastanza tecnica (durante la quale precisione e metodo sono fondamentali) si contraddistingue per svariati aspetti positivi. Il suo essere una semina da rinnovo garantisce un miglioramento della fertilità e della struttura stessa del terreno anche grazie all’apparato radicale fittonante. Notevole, inoltre, anche la capacità di gestione delle infestanti tramite la diversificazione dei principi attivi utilizzati in campo ed alla naturale competizione che questa instaura con le maleerbe. Non ultimo, ugualmente interessante, la redditività che mediamente il colza riesce a garantire data la costante richiesta di questo prodotto da parte del mercato.
Dal colza si ottiene un olio destinato principalmente all’industria chimica per la fabbricazione di biodiesel e lubrificanti – tema su cui c’è grande interesse con le decisioni dell’Unione europea sull’alimentazione dei veicoli a motore – ma trova spazio anche nella cosmetica e nell’industria alimentare per la produzione di margarina o prodotti da forno. In alcuni casi è impiegato anche come farina per la zootecnia. Merita attenzione anche sotto il profilo paesaggistico ed è una coltura che, insieme al grano duro e al girasole, rientra in quell’idea di Marche in giallo che Confagricoltura ha proposto come brand alla Regione Marche.
Notevole l’interesse da parte degli intervenuti che hanno potuto confrontarsi con i diversi tecnici presenti così da approfondire le molte questioni attinenti la corretta gestione di questa coltura.