Facciamo come nei talk-show politici che si rispettano – quello di Lilli Gruber su La7 per esempio – dove si alternano ospiti di diversi orientamenti creando un contradditorio. Dopo Roger Scruton, che è stato un maestro del conservatorismo, ci occupiamo di un pensatore progressista, stavolta americano.
Wendell Berry, con il suo faccione tipicamente yankee, sorride sulla copertina del libro antologico intitolato molto emblematicamente “Mangiare è un atto agricolo”. In copertina Berry – con le mani in tasca, appoggiato al camioncino, il border collie sullo sfondo – esprime, nella semplicità di questa bella immagine in bianco e nero, la sua appartenenza alla terra. Berry è il Grande Vecchio – è nato nel 1934 – del pensiero ambientalista legato all’agricoltura. Nel 2011 ha ricevuto dal presidente degli Stati Uniti di allora Barack Obama la National Humanities Medal – premio conferito ogni anno a personalità della cultura – con la cui opera, secondo la motivazione, ha “approfondito la comprensione nazionale delle discipline umanistiche, ampliando il coinvolgimento dei cittadini e contribuendo a preservare ed espandere l’accesso degli americani a importanti risorse in quelle stesse discipline”. Romanziere, poeta e saggista Berry si definisce “scrittore contadino con tre lauree”, mentre il New York Times l’ha chiamato profeta dell’America rurale. Ha insegnato letteratura e scrittura creativa nelle università del Kentucky, di New York e della California tra il 1967 e il 1965, per poi stabilirsi nella fattoria che la famiglia possiede dal 1800, con i suoi 50 ettari coltivati seguendo metodi tradizionali e biologici. Con i suoi scritti mette in discussione l’american way of life e l’industrialismo, sostenendo che quello stile di vita sta corrodendo e distruggendo il mondo intero. “Il capitalismo corporativo collettivizzato – ha scritto – rovescia l’indipendenza americana; le nostre enormi fattorie sono collettivi più efficienti di quanto i sovietici potevano gestire, perché siamo più bravi a sopprimere l’individualismo. Siamo gli invasori imperialisti della nostra stessa terra”.
Nel testo che proponiamo – edito da Lindau nel 2022 – sono contenuti scritti che vanno dalla fine degli anni settanta ai primi duemila, dove Berry propone di attivare il rapporto sano da assumere con la terra. Ora si chiamerebbe un atteggiamento eco-sostenibile. “Un modo – per usare le sue parole – di coltivare la terra che può essere portato avanti all’infinito, perché rispetta i limiti che vengono imposti dalla natura dei luoghi e delle persone”. Denuncia lo sfruttamento di tipo industriale dell’agricoltura che si è sempre più adattata alla tecnologia, una trasformazione dell’agricoltura che si è imposta a velocità straordinaria, rivelandosi di enorme successo. “Permetteva – scrive Berry – di risparmiare manodopera, conferiva il prestigio della modernità ed era altamente produttiva”. E ancora: “L’avvento del trattore aveva segnato il passaggio da un’agricoltura che faceva quasi esclusivo affidamento su energia solare gratuita a una del tutto dipendente da costosi combustibili fossili”. Sottolineare l’utilizzo dei combustibili fossili in agricoltura è una costante della sua riflessione.
Il libro nella premessa racconta di un soggiorno dello scrittore in Toscana, agli inizi dei sessanta, grazie a una borsa di studio, dove aveva visto un’agricoltura perfettamente adattata al luogo, dove non si sprecava nulla. Ma solo trent’anni dopo – in un secondo soggiorno – notava come l’agricoltura tradizionale avesse ceduto il passo all’industrializzazione. “Quando l’agricoltura, che è per definizione ciclica, in grado di rigenerare e riprodurre se stessa all’infinito, viene trasformata in industria, diventa altrettanto distruttiva e auto-esaurente”, dice in un altro passaggio. Nutrirsi non è più un atto naturale, secondo Berry, ma il prodotto della contraffazione del mercato alimentare che serve altri scopi a cominciare dal sostentamento della “finanziarizzazione” dell’economia e dall’incitamento all’abuso dell’inessenziale. E spinge nel ritenere che mangiare non sia semplicemente un “atto agricolo”, vale a dire il prodotto finale del raccolto secondo le regole del rispetto della terra. La sua comunque non è una visione del tutto catastrofista. Rimane in Berry la speranza forse utopica della possibilità di un cambiamento di tipo culturale, anche se sappiamo bene che sarà assai difficile riavvolgere il nastro della storia.
Concludiamo con una sua poesia del 1973, in forma di manifesto, che riassume in iperbole il senso delle sue riflessioni.
Il fronte di liberazione del contadino impazzito
Ama il guadagno facile, l’aumento di stipendio,
le ferie pagate. Desidera con tutte le tue forze
i prodotti impacchettati.
Vivi nella paura
dei vicini e della morte.
La tua mente non avrà segreti,
e neppure il tuo futuro sarà più un mistero.
I tuoi pensieri saranno schedati
e archiviati in un cassetto.
Quando vorranno farti comprare qualcosa,
ti chiameranno.
Quando vorranno sacrificarti al profitto,
te lo faranno sapere.
Perciò, amici miei, fate tutti i giorni qualcosa
d’irragionevole. Amate il Signore.
Amate il mondo. Lavorate gratis.
Prendete ciò che avete e fatevi poveri.
Amate chi non se lo merita.
Denunciate il Governo e abbracciate
la bandiera. Cercate di vivere liberi
nella libera repubblica che essa simboleggia.
Approvate ciò che vi sfugge.
Lodate l’ignoranza, perché quello che l’uomo
non ha ancora scoperto non ha ancora distrutto.
Interrogatevi sulle domande senza risposta.
Investite nel millennio. Piantate sequoie.
Dichiarate che il raccolto più importante
è la foresta che non avete seminato,
che non vivrete abbastanza per tagliare.
Dichiarate che il raccolto di foglie è compiuto
quando marcisce nel terriccio scuro.
Chiamate tutto ciò profitto, profetizzatelo come guadagno.
Riponete la fede nelle tre dita di humus
che crescono sotto gli alberi
ogni mille anni.
Ascoltate i corpi in decomposizione – accostate l’orecchio
al tenue brusio
dei canti che verranno.
Preparatevi alla fine del mondo. Ridete.
Il riso non si può computare. Siate gioiosi
nonostante tutto.
Finché le donne non si svendono al potere,
assecondatele più degli uomini.
Domandati: potrà tutto questo soddisfare
una donna felice di generare un figlio?
Turberà il sonno
di una donna prossima al parto?
Vai con la tua innamorata nei campi.
Stenditi placido all’ombra. Posale il capo in grembo.
Giura fedeltà a ciò che ti è più vicino.
Appena generali e politicanti
riescono a predire il corso del tuo pensiero,
sbarazzatene. Abbandonalo lì, come una pista falsa,
una strada non intrapresa.
Fa’ come la volpe
che lascia più tracce del necessario,
a volte in direzione sbagliata.
Esercitati a rinascere.