Non verrà certo ricordata come una pagina di coerenza e lungimiranza politica quella andata in scena nel corso dell’ultima seduta dell’Assemblea Legislativa delle Marche, durante la quale a tenere banco è stata la questione impianti di biogas. Motivo del contendere: la conversione di due centrali a biomassa, ricadenti nel territorio del comune di Osimo, in impianti a biometano.
Strutture già esistenti, attive e funzionanti da oltre un decennio, che sono oggi oggetto di una richiesta di ampliamento che ne permetta un ammodernamento per produrre metano. Una sorta di processo di upgrading, tramite la rimozione dell’anidride carbonica immagazzinata e la “purificazione” del gas ottenuto, che consentirebbe la diretta immissione in rete dell’energia. Una pratica che sta prendendo corpo in tutta Italia, anche in ottemperanza alle nuove esigenze che il mercato delle agro-energie impone, al fine di garantire una nuova vita a molti impianti che altrimenti sarebbero giunti verso il termine della loro carriera. Addirittura riducendo l’impatto ambientale, già modestissimo.
Un’opportunità per l’agricoltura locale in grado di coinvolgere molti attori (imprenditori agricoli, contoterzisti, rivenditori di mezzi tecnici e macchine agricole, … ) che si scontra, però, con altrettante opposizioni. Alcune comprensibili, come quelle dei residenti preoccupati per l’aumento del traffico o dei rumori, altre pretestuose, come i soliti comitati pseudo/ecologisti. Soggetti i cui forti ideali green naufragano quando gli impianti fotovoltaici o le centrali a biomassa vengono realizzate di fronte alle proprie abitazioni
In un contesto di forte ed inevitabile dibattito non poteva, quindi, non inserirsi anche la politica. Non per analizzare la questione e fornire una soluzione pragmatica ma per schierarsi, forse un po’ demagogicamente, con chi fa più rumore. Con buona pace per i molti aspetti tecnici e giuridici che entrano in gioco.
Da qui la mozione, presentata lo scorso 14 gennaio, per esprimere contrarietà all’ampliamento ed alla trasformazione degli impianti di Osimo ed approvata quasi all’unanimità. Unica eccezione il consigliere Giovanni Dallasta che ha esposto coerentemente i motivi politici della sua decisione. Una condanna apparentemente ferma, netta e di chiusura che delinea anche un orientamento chiaro dell’intero Consiglio di contrarietà a tale tipo di investimenti. Con buona pace per tutte quelle retoriche affermazioni di sostegno al mondo agricolo ed imprenditoriale che quegli stessi consiglieri regionali hanno spesso decantato.
Contrarietà solo appartenente, però, perché al netto dei comunicati stampa, dei selfie e degli entusiasmi generali da parte del pubblico presente e l’atto in questione non ha alcun valore vincolante. Poco più di un esercizio di stile per riaffermare concetti tanto banali quanto populistici (l’importanza della partecipazione, l’ecologismo contestualizzato con il territorio, ecc. ecc.).
Ci ha pensato l’assessore regionale Aguzzi, infatti, a ricordare come la realtà sia ben diversa da quella raccontata in aula. Fortunatamente per gli agricoltori nostrani, infatti, queste centrali sono considerate dalla Legge dello Stato come impianti strategici. Quindi, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente e del paesaggio l’assessore ha spiegato come la questione sia di competenza non del Consiglio Regionale (più attento al luogo di provenienza del proprio elettorato che al reale funzionamento di una centrale a biometano) ma dei tecnici che compongono la Conferenza dei Servizi. Un ente collegiale, composto da vari soggetti fra i quali Genio civile, Provincia, Comune, Vigili del Fuoco, Ast, Arpam, etc… Del resto l’articolo 12 della legge 387/2003 definisce questa tipologia di impianti, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili per la costruzione degli stessi, come di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.
Tanto rumore per nulla che dovrebbe far riflettere, però, su una interminabile serie di incongruenze che troppo spesso affliggono chi dovrebbe essere classe dirigente. Eppure sarebbe interessante ricordare come i promotori di certe battaglie in Regione siano gli stessi che, da Sindaci, hanno autorizzato quegli stessi impianti che oggi contrastano. Così come evidenziare che gli esponenti politici tutti, da destra a sinistra, a Roma o a Bruxelles si fanno promotori di leggi per agevolare quelle centrali che però poi i loro, molto più modesti, referenti locali contrastano.
Una grande spettacolo circense nel quale, fortunatamente, ogni tanto irrompe la realtà (in questo caso rappresenta dalla giunta Regionale e dalla legge nazionale) ad arginare i tanti clown, prestigiatori e funamboli impegnati nei loro numeri. Spettatori inermi, invece, i cittadini costretti ad assistere a numeri degni del grande circo Takimiri.