Il doppio cognome rimanda a tempi remoti. Antonio Trionfi Honorati è felice delle sue origini. Tra gli ascendenti della seconda metà del ‘700 c’è un arcivescovo Bernardino, poi persino cardinale, il quale amministrò il sacramento della cresima al futuro Pio IX. L’antenato di Antonio, vescovo conte di Senigallia nel 1777, molto fece per l’agricoltura, fornendo ai contadini bestiame, attrezzi e migliori case. Addirittura, si preoccupò di creare a Corinaldo un’Accademia agraria per riunire agricoltori e proprietari. Sepolto nella cattedrale di Senigallia – che aveva contribuito a ricostruire quasi dalle fondamenta – Bernardino, tra le tante sue funzioni, ha governato – nel senso di svolgere l’incarico amministrativo di governatore – sulle terre di Loreto. Il discendente Antonio invece governa, nel senso del linguaggio marinaresco, le sue terre – 190 ettari – gestendole come il capitano di una nave. D’altra parte, nello stemma araldico dei Trionfi Honorati sono disegnate delle onde e questa è già una vocazione.
Siamo non lontano dall’Adriatico, a due passi da Jesi, lungo la valle dell’Esino, località Piandelmedico. Poco lontano, come in un road-movie americano, si snoda la Strada Statale 76. Antonio ormai si considera semplicemente un contadino, ma dovreste però vederlo in tight, con la tuba in testa e il gilet giallo. Noi vogliamo dire di più. Da circa venti anni svolge le mansioni che erano proprie del fattore, una figura carismatica in tempi di mezzadria. La figura che oggi viene chiama il tecnico agricolo, ma non è la stessa cosa. Il fattore era un’autorità.
Fino al 2000 questo signore dall’aria hipster viveva a Roma, sua città adottiva, dopo essersi sicuramente portato nel cuore queste terre che sono terre di famiglia. Dopo la laurea stava diventando nella capitale un indaffarato architetto. La sua trasformazione in imprenditore agricolo nasce dalla crisi del prezzo del latte con l’introduzione dell’euro: da 800 lire a 46/47 centesimi di euro. Lo stesso valore, ma in realtà pressoché dimezzato. Occorreva trovare una soluzione per superare l’impasse. Antonio gradualmente si butta nell’impresa. La diversificazione delle colture e l’allevamento delle bufale è iniziata attorno al 2004, quando l’impegno in azienda di Antonio non è stato più così sporadico, pur settimanale, ma diventa a tempo pieno. Non più trasferte a Roma per lui quindi.
Ora preferisce parlare di agritettura, coniugando la coltivazione della terra e l’allevamento con l’edilizia ecosostenibile a km 0. Il neologismo agritettura, usato per la prima volta nel 2018 dal quotidiano The Times di Londra, racconta l’impiego di materiali naturali nelle costruzioni. Un esempio emblematico è la casetta fatta di balle di canapa ideata e realizzata da Antonio, eretta all’ingresso della tenuta. È un esempio concreto e tangibile di un tipo di struttura, con le sue forme tonde, che rimanda al brutalismo di Le Corbusier, uno dei più grandi architetti del 900. Struttura portante in legno e tamponature in balle di paglia di canapa, realizzate direttamente in azienda.
Nell’opificio della canapa – come una rivista di architettura ha chiamato la casetta, dove è ospitato anche un piccolo museo su questo prodotto della terra riscoperto da pochi decenni – troviamo, oltre al punto-vendita, la cabina di regia delle attività che ruotano attorno a questa azienda agraria, che spaziano dall’allevamento di bufale e vacche, alla coltivazione non solo di cereali e grano, ma anche di cece nero, farro monococco, grano khorasan e appunto canapa.
In questa storia aziendale, che è anche storia del territorio, un fattore determinante è stata il possedere da parte di Antonio un’attitudine scientifica al fare e allo sperimentare, di tipo pratico e concreto, che proviene ad Antonio dal padre Giuseppe e dal nonno che portava il suo stesso nome. Dal 1939 il nonno si dedica alla modernizzazione delle attività agricole, dall’irrigazione automatica, anche in collina, al raffreddamento ed imbottigliamento del latte appena munto.
Nel 1965 Giuseppe, fonda la Tre Valli, storica azienda marchigiana nella produzione e distribuzione del latte che richiama – già nel nome – le valli dei tre fiumi tra le province di Ancona e Macerata: Esino, Potenza e Chienti. Giuseppe costruisce stabilimento e stalla utilizzando sistemi estremamente all’avanguardia per l’epoca. Con lo stesso spirito l’erede Antonio ha affrontato la sua avventura esistenziale e professionale, avvalendosi di un impianto fotovoltaico collocato sui tetti dell’azienda – con la potenza di circa 190 kw – e un impianto di biogas, alimentato dalle deiezioni di circa 350 animali e ai vari scarti agricoli, che ha una potenza di 249 kw.
L’avvio della coltivazione della canapa rientra in questo spirito. Pianta antichissima usata per corde, tessuti, libri cominciò nel mondo, soprattutto negli Stati Uniti, a essere demonizzata dagli anni ’30, per via dell’associazione con la marijuana e abbandonata per privilegiare nei decenni successivi la carta prodotta dal legno e i materiali plastici. Negli anni 2000 la canapa è tornata a essere importante come prodotto dai molti usi e Antonio ha saputo sfruttare la tendenza con abilità.
L’allevamento bufalino (Bubalus bubalis) è stata un’altra bella intuizione (del padre Giuseppe, già dagli anni ’90). Allevare bufali non era così diffuso nei primi duemila, se non nel sud. Le bufale di Antonio (attualmente sono 200) e le vacche (150) producono più di duemila litri di latte al giorno. Hanno tutte un nome. Primula – anche Primulina – è la più anziana e quando Antonio si avvicina con il foraggio la chiama con dolcezza e ogni volta l’animale lo accoglie con entusiasmo, come un vecchio amico. Ciccio è il nome del toro, anzi è il nome dei tori che si sono avvicendati nella stalla. Tutti si sono chiamati e si chiameranno Ciccio.
Non mancano iniziative culturali e di intrattenimento. D’estate Antonio organizza eventi teatrali e concerti nella vasca dell’insilato, dove si conserva il foraggio. Uno spazio che ha chiamato Teatro della Luna. Durante l’anno si svolgono laboratori didattici per bambini chiamati L’albero del pollo, sul recupero della memoria e delle tradizioni, per conoscere e esplorare soprattutto il mondo della canapa.
Visitare questa azienda alle porte di Jesi è un trionfo di umori e odori e sensazioni che conciliano la curiosità verso ogni tipo di conoscenza e la voglia di stabilire un contatto differente dal solito con la natura.
L’accademia delle bufale… e non solo
Antonio Trionfi Honorati.: “Mi sveglio prima delle 6 e sono contento di svegliarmi per andare a lavorare”
di Antonio Prenna