“Gli eventi sempre più estremi (siccità severa e precipitazioni abbondantissime) ci obbligano ad una gestione del nostro territorio sempre più pronta e reattiva. E proprio per questo motivo, prima ancora che le grandi opere, sono fondamentali prevenzione, manutenzione e mitigazione del rischio idrogeologico. In questo gli agricoltori sono fondamentali e dobbiamo metterli in condizioni di opera al meglio”.
Questo l’impegno dell’assessore regionale all’agricoltura, Andrea Maria Antonini, intervenuto mercoledì sera a Jesi, presso la sede del Consorzio Agrario, nel corso del convegno su “La gestione del rischio idrogeologico nei terreni agricoli” organizzato da Confagricoltura Marche e che ha registrato una significativa presenza di pubblico presente. Antonini, nel ricordare le misure già messe in atto dalla Regione su tale tema, ha anche ribadito la volontà delle istituzioni regionali a garantire anche un coordinamento costante fra i vari dipartimenti (agricoltura, gestione del territorio, bacini idrici, protezione civile), elemento troppo spesso mancato nel passato.
Parole alle quali il mondo agricolo guarda con attenzione, auspicando che non si perda ulteriore tempo. Perché il tema dei danni idrogeologici è un argomento divenuto sempre più attuale anche a causa dei tristi fatti di cronaca. Lo hanno ricordato il presidente del Consorzio Agrario, Alessandro Alessandrini nei saluti iniziali e il presidente dell’Unione Agricoltori Ancona, Antonio Trionfi Honorati. Trionfi, in particolare, ha rimarcato quanto la fragilità idrogeologica del nostro territorio sia una problematica realmente vissuta da ogni agricoltore. Criticità alla quale è necessario rispondere sia mediante l’uso di tecniche di coltivazione specifiche (semine su sodo, minime lavorazioni, riduzione del calpestio dei terreni) sia coinvolgendo le stesse imprese agricole direttamente nella gestione del reticolo idrogeologico.
“Ogni azienda si sta adattando alle mutate esigenze climatiche, tecnologia e buone pratiche sono fondamentali, ma la burocrazia deve agevolarci in questi compiti, senza creare ostacoli o imporre restrizioni inconcepibili” ha sottolineato il presidente degli agricoltori della provincia di Ancona.
Esigenza, quest’ultima, confermata anche dal geologo Andrea Dignani che ha illustrato il complesso progetto pilota per la gestione del bacino del fiume Misa, realtà spesso oggetto di eventi alluvionali. Un piano articolato su tre pilastri fondamentali: l’accumulo idrico (anche tramite la realizzazione laghetti collinari), la gestione dei fossi e del reticolo (la cui opera di pulizia può essere svolta in sinergia con le aziende agricole) e le aree di laminazione (quest’ultimo aspetto indispensabile per evitare inondazioni ai danni di aree abitate e zone produttive). Un progetto che deve prevedere una collaborazione sempre più sinergica fra istituzioni, agricoltori e cittadinanza fondata su studi approfonditi che ci permettano di individuare ben prima degli eventi calamitosi come arginarli o limitarne sensibilmente i danni.
Fra i numerosi interventi anche quello di Giorgio Sartini, presidente del contratto di fiume Misa e del dirigente regionale del settore suolo Maurizio Tiberi che sono intervenuti rispondendo alla domande della platea composta da agricoltori, tecnici e professionisti del settore.
Significativa l’attenzione che ha riscosso l’evento anche nel mondo delle istituzioni. Fra i presenti anche i consiglieri regionali Lindita Elezi e Giacomo Rossi il quale ultimo ha voluto ricordare la proposta di legge depositata all’assemblea legislativa delle Marche per la riforma del Consorzio di Bonifica, un ente fondamentale soprattutto per la gestione delle nostre risorse idriche ma oggetto di troppi disservizi e percepito sempre molto distanze dall’utenza.