La cura delle singole fasi colturali e fenologiche delle coltivazioni presenti in aziendali, i molti trattamenti fitosanitari non solo sui terreni ma anche su prodotti agricoli e sementi, la concimazione con letame o digestato, le irrigazioni, e così via.
Sarebbe ancora lungo l’elenco delle tantissime operazioni che, ogni giorno, vengono condotte all’interno delle nostre aziende agricole. Operazioni necessarie, onerose ed impegnative che, a partire dal 1° gennaio, dovranno subire un ulteriore aggravio di natura puramente burocratica: il quaderno di campagna elettronico.
Come già anticipato mesi fa, infatti, è in arrivo questa ennesima, complessa e (francamente inutile) incombenza che andrà ad aggiungersi alle molte altre che già oberano di lavoro gli agricoltori. La puntuale e precisa compilazione di tale registro dovrà essere fatta successivamente alle operazioni di campo, acquistando degli appositi programmi, stando bene attenti a non commettere errori. Un sistema tecnicamente complesso che dovrà contenere una quantità di dati imponente (già di per sé articolati da organizzare) che vanno anche oltre gli obblighi previsti da Bruxelles. A livello comunitario, infatti, i burocrati d’oltralpe si sarebbero accontentati della “semplice” registrazione dei fitosanitari specificando coltura interessata, superficie trattata ed ubicazione ma i valorosi funzionari del Masaf hanno ben pensato di spingersi oltre.
Un irrefrenabile desiderio di essere più realisti del Re, tipicamente italiano, che andrà ad appesantire un sistema già complesso, ignorando una serie di elementi non secondari: le evidenti difficoltà di connessione in molte zone rurali, la cronica mancanza di tempo da dedicare alle incombenze burocratiche da parte degli agricoltori, la mole di lavoro già imponente che incombe sui CAA. Questioni note a chiunque conosca, anche poco, il settore ma totalmente ignorate dagli estensori di tale obbligo. che andranno poi a sommarsi alle informatiche. Ma in Italia vogliamo fare sempre i primi della classe dove non sarebbe necessario, e così ancora una volta aumentiamo il carico di compiti e gli ulteriori costi sulle spalle dei nostri agricoltori.
La descrizione fin qui fatta è quella di un’incombenza della quali tutti avremmo fatto a meno ma che, forse, si sarebbe compresa se suffragata da motivi validi e concreti. Al contrario, invece, il grande vantaggio del nuovo metodo sarà la diminuzione dei controlli diretti in azienda, sostituiti da quelli automatici preventivi. Francamente ben poca cosa se rapportata agli svantaggi per il mondo produttivo, si sgrava il lavoro del pubblico per caricarlo, nuovamente, su privati ed organizzazioni che offrono assistenza alle aziende.
Un’evidente squilibrio a svantaggio delle imprese agricole che diventa follia laddove si riflette su un ulteriore aspetto. Già mediante la presentazione del fascicolo Pac, tramite la compilazione delle domande Uma ed attraverso il sistema della fatturazione elettronica che traccia ogni singolo acquisto, molte delle informazioni richieste sarebbero già autonomamente accessibili dall’eventuale controllore. Sarebbe bastato partire dalla messa in rete di questi dati per costruire un modello di controllo ben diverso, con minore aggravio per le aziende e, soprattutto, senza correre il rischio di commettere errori o cadere in ritardi nella compilazione. La solita soluzione all’italiana che per semplificare, aumenta i carichi imposti.