Mais Ottofile di Roccacontrada, qualità rara recuperata dal passato

Il mais antico, anima di Arcevia, riscoperto e affidato alla cura di un agricoltore custode
Attualità
di Giorgia Clementi

Il Mais Ottofile di Roccacontrada è una varietà antica che prende il nome dalla sua caratteristica disposizione su otto ranghi delle cariossidi sulla pannocchia. Questo mais, riscoperto nel 2005 e recuperato dal suo agricoltore custode Marino Montalbini, è oggi uno dei simboli della biodiversità agricola delle Marche, legato alla tradizione, alla cultura regionale e all’identità stessa del paese di Arcevia conosciuto in passato come “Roccacontrada“.

mais ottofile di roccacontrada
Il Mais Ottofile di Roccacontrada

La sua storia ha origini antiche, si coltivava nei terreni intorno al piccolo borgo fin da poco dopo il 1600, quando questo mais si affermò come uno degli alimenti base della popolazione locale. Dopo decenni di oblio dovuto all’introduzione di mais ibridi più produttivi, conseguenza del boom economico del dopoguerra, il Mais Ottofile di Roccacontrada è tornato ad essere coltivato grazie a un attento lavoro di selezione e tutela iniziato nel 2005 da Montalbini che ha rimesso il seme in purezza, anche grazie alla collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche ed il sostegno della Regione Marche.

Il prodotto è stato anche selezionato da Slow Food tra le eccellenze degli antichi mais d’Italia ed è stato inserito nell’Arca del Gusto, un progetto che raccoglie e tutela i prodotti agroalimentari tradizionali a rischio di estinzione. Inoltre, nel 2023 è stato insignito della Bandiera Verde Agricoltura con menzione speciale.

Sapore intenso, ma resa limitata

La caratteristica principale di questo mais non è solo la sua rarità, ma anche il suo sapore deciso e la qualità superiore della farina, caratteristiche che eredita da una coltivazione in collina su terreni argillosi ed all’asciutto” racconta Montalbini. Al contempo, ad impattare quanto il sapore, è il motivo per cui la sua coltivazione è stata negli anni abbandonata: “a differenza delle varietà moderne, la sua resa è molto più bassa: si aggira intorno ai 20 quintali per ettaro, mentre un mais tradizionale può arrivare anche a 120″.

marino montalbini mais di roccacontrada
Marino Montalbini, agricoltore custode

Un altro ostacolo è rappresentato dai cinghiali, che spesso dimezzano i raccolti, insieme ai costi di produzione più elevati rispetto alle varietà industriali. Nonostante queste difficoltà, negli anni Montalbini, insieme alle realtà associative e commerciali del paese, sono riusciti a creare un circuito di valorizzazione del prodotto, che si mostra in modo evidente in una manifestazione che inizia ogni anno a fine febbraio. A testimonianza del crescente interesse, ogni inverno Arcevia ospita l’evento “Una domenica andando a polenta“, dedicato alla riscoperta del prodotto. “I ristoranti locali propongono menù speciali a base di polenta, affiancati da convegni, spettacoli e visite guidate ai nove castelli del territorio. L’ultima edizione ha superato i 10.000 partecipanti, un risultato straordinario per un borgo di soli 4.300 abitanti“, aggiunge Montalbini.

Polenta e non solo

Il Mais Ottofile di Roccacontrada è apprezzato soprattutto per la sua farina macinata a pietra, lavorata in un antico mulino ad acqua sul fiume Misa. Questa farina, grazie al suo alto contenuto di polifenoli, conferisce alla polenta un sapore delicato ma persistente, con un aroma intenso e una consistenza che sazia più delle varietà comuni. Non a caso, il celebre regista Ermanno Olmi, in una lettera del 2006 indirizzata all’allora presidente della Pro Loco di Arcevia Alfiero Verdini definì questa polenta “tra le più gustose e saporite che si possano ancora trovare tra le ormai rare sopravvissute alla devastazione di una modernità male utilizzata“.

Oltre alla farina, il mais viene tipicamente anche trasformato in gallette croccanti, che hanno ottenuto riconoscimenti a livello nazionale, e in nuovi prodotti come birra artigianale e biscotti. Un’altra specialità riscoperta è la Crescia di Polenta, una sorta di piadina nata dalla tradizione contadina, dove la polenta avanzata veniva impastata con un po’ di farina bianca e strutto. Oggi Montalbini e sua moglie Lorena hanno ripreso questa ricetta, sostituendo lo strutto con olio extravergine di oliva, e la producono nel loro laboratorio artigianale.

Oltre alla produzione e alla promozione del mais, Montalbini è impegnato nella divulgazione culturale, collaborando con le scuole per far conoscere ai più giovani il valore della biodiversità agricola e della tradizione contadina.

Grazie a tale lavoro di recupero e racconto, insieme all’impegno di chi crede nella salvaguardia dei prodotti locali, il Mais Ottofile di Roccacontrada diventa così un simbolo di resistenza e tutela dell’identità di un territorio. Un mais che racconta una storia antica, fatta di fatica, passione e tradizione, e che ancora oggi suggerisce di avere un futuro da raccontare.

Tags: agricoltore custode, in evidenza, mais, mais ottofile di Roccacontrada

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