Morbido e marrone, il “fagiolo biscottino” difficile da salvare

Un'azienda di Fratte Rosa prova ad evitarne la definitiva estinzione
Attualità
di Giorgia Clementi
Tina Cardinali, dell’omonima azienda a Fratte Rosa

Piccolo, morbido e marroncino. È per questo che viene chiamato “fagiolo biscottino”. Una varietà iscritta nel Registro della Biodiversità della Regione Marche, molto simile al fagiolo zolfino ma, appunto, di un colore marrone che ricorda la tonalità di un biscotto appena sfornato. Lo coltivano nell’area del Montefeltro, a Fratte Rosa, Tina Cardinali e suo figlio Claudio Carboni con estrema pazienza e tanta difficoltà che, negli anni, hanno portato la pianta quasi a scomparire.

Da legume diffuso…

Pianta di fagiolo biscottino

Pare fosse molto diffuso nei terreni di Pennabilli – racconta Carboni – dove venne coltivato dall’immediato dopoguerra”. Sembra infatti che, in passato, diversi agricoltori della zona abbiano rivolto la loro attenzione nei confronti di questa varietà di fagiolo simile ad un cannellino marrone scuro e, data la quantità consistente di campi ad esso destinati, fosse anche protagonista dei mercati locali, raggiungendo una discreta diffusione.

Dalla sua parte aveva la qualità della conservazione tipica dei legumi secchi ed anche la taglia ridotta della pianta. “Non è un rampicante e rimane basso – spiega carboni- ma tuttavia con il tempo è stato abbandonato perché sempre più difficile da coltivare”.

…al rischio estinzione

Tra le principali cause ipotizzate da Claudio, il clima e la posizione: originario di Pennabilli è una varietà affine a climi più freschi di Fratte Rosa; tra le due località ci sono circa 200 metri di dislivello. Poi le annate dal clima imprevedibile che “mettono a dura prova tutte le colture che vengono seminate in primavera”.

Si è arrivati così alla situazione attuale in cui la speranza di raccoglierne almeno qualche baccello è riposta in pochi semi rimasti e ripiantati lo scorso marzo. “Abbiamo provato a coltivarlo sia noi, sia l’Azienda agricola I Lubachi, entrambi impegnati anche nel recupero della Fava – aggiunge Claudio. – A differenza della fava però, il fagiolo biscottino è particolarmente impegnativo. Il recupero è iniziato nel 2016. Eravamo riusciti ad averne 5 chili che abbiamo ripiantato la scorsa annata. È stato l’anno che ne abbiamo seminati di più, ma è stato disastroso e abbiamo raccolto giusto qualche seme”.

Quei semi dai quali attualmente sono nati piccoli fiori violacei e che, confidano i loro agricoltori custodi, “speriamo riescano a nascere alcuni baccelli: recuperarlo è un progetto lungimirante. Con la fava ci siamo riusciti, ma ci abbiamo impiegato 10 anni. Questa è probabilmente una storia che richiederà ancora più pazienza”.

Ideale nelle zuppe

Ma che sapore avrà un fagiolo che, alla vista, ricorda un biscotto ben cotto? “Siamo riusciti ad assaggiarlo una sola volta per destinare più seme possibile alla coltivazione” conclude Carboni. “È molto morbido e cuoce bene dopo essere stato messo a bagno”. Questo perché ha una buccia molto fine, “anche grazie al terreno argilloso tipico della zona”.

L’ideale sarebbe aggiungerlo ad altri legumi all’interno di zuppe e minestre. L’utilizzo ideale è il consumo del seme a maturazione secca, mentre se ne sconsiglia il consumo fresco data l’eccessiva fibra presente nel baccello e il filo ben formato.

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Tags: agricoltore custode, fagiolo biscottino, fratte rosa, in evidenza

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