“Una regione fiorita fa bene alla vista, dà un senso di pace e di profonda armonia, incentiva il turismo e le attività economiche ad esso connesse. Per questo siamo convinti che il brand Marche terra del benessere non possa prescindere da una piena valorizzazione della coltivazione dei girasoli che colorano la nostra regione, rendendola unica nel panorama nazionale”.
La richiesta di Confagricoltura Marche
Confagricoltura Marche, attraverso il suo direttore Alessandro Alessandrini, ha già formalizzato la proposta all’assessore regionale all’agricoltura Andrea Maria Antonini e attende con fiducia atti conseguenti.
“Apprezziamo l’istituzione della rete per l’adesione a Marche terra del benessere – spiega Alessandrini – dove ciascuno è chiamato a offrire il proprio contributo per introdurre azioni che impattano sulla salute e sul benessere dell’intera comunità marchigiana, valorizzandone i suoi molteplici aspetti. In tale contesto, riteniamo che le imprese agricole possano diventare un interlocutore privilegiato, organizzando una lavorazione dei terreni per il girasole con semine scalari che consentano di apprezzare la fioritura del girasole da maggio, insieme al colza, e fino a metà agosto. Si tratta di una coltura che vede le Marche leader in Italia con la quasi la metà degli ettari coltivati e che ha tutte le caratteristiche per essere inserita in una logica di benessere, qualità della vita, salvaguardia dell’ambiente. Perché è una coltivazione da rinnovo con minime lavorazioni, una coltivazione che favorisce la rotazione dei terreni per il miglioramento del suolo, una coltivazione che salvaguardia le api e gli altri importanti insetti impollinatori, una coltivazione che offre un impatto visivo caratterizzante per la regione e che potrebbe rappresentare per le Marche quello che i tulipani sono da sempre per l’Olanda”.
Incentivare gli agricoltori
Di qui la proposta concreta: “Incentiviamo gli agricoltori verso questa coltivazione – rilancia Alessandrini – con una organizzazione nelle semine. Dare loro un minimo contributo ad ettaro da intercettare nei fondi del Complemento di Sviluppo Rurale, significherebbe utilizzare nel migliore dei modi i fondi comunitari e consentire agli agricoltori di praticare una delle poche colture da rinnovo possibili sulle nostre colline siccitose. Ed allora sì che si offrirebbe anche l’immagine di una regione dove per lunghi mesi buona parte delle nostre vallate e delle nostre colline è colorata di uno splendido arancione che si staglia tra l’azzurro del mare ed il verde degli appennini”.