Nell’Orto Antico alla scoperta del pomodoro di Monte San Vito

Appeso a grappoli in cantina ed arrostito durante l'inverno: il pomodoro arancione recuperato da Edoardo Lo Giudice
Attualità
di Giorgia Clementi

Le varietà locali sono custodi di sapori unici ma soprattutto di pratiche agricole ed abitudini contadine che rappresentano, di ogni territorio, un valore inestimabile. È questa consapevolezza a spingere nel 2008 il ligure Edoardo Lo Giudice, a dar vita all’Azienda Agricola Orto Antico.

Lì, Edoardo e sua moglie Cinzia coltivano circa 400 varietà di piante aromatiche e 2000 varietà di piante da orto rare, antiche e inconsuete, piantate per la loro salvaguardia dall’estinzione.

Tra queste, vi è anche il pomodoro di Monte San Vito, recuperato dai semi donati da un anziano contadino del paese.

Buccia arancione, conservato in cantina ed arrostito

Edoardo Lo Giudice, Az. Agricola Orto Antico

Se alla vista, il pomodoro di Monte San Vito appare arancione, con la sola polpa all’interno tendente al rosso, la sua vera caratteristica è rappresentata dalla conservabilità. “Ha una buccia molto spessa – spiega Edoardo Lo Giudice, agricoltore custode della varietà – ed il colore arancione deriva dall’alto contenuto di beta carotene, conservante naturale. Infatti, in passato questi pomodori venivano appesi a grappoli in cantina dopo la raccolta e lì venivano conservati durante tutto l’inverno. La buccia spessa non ne modifica l’aspetto e, anche se mangiati a dicembre o gennaio, mantengono consistenza simile a quella posseduta al momento della raccolta”.

Riguardo alla semina, rispetta tempi e modalità delle altre varietà di pomodoro, anche se “un po’ più tardivo”. A dare qualche problema negli ultimi anni sono il clima e la mancanza di stagionalità: “Il brusco passaggio spesso dal caldo anomalo fuori stagione al freddo non fa legare i fiori e il raccolto scarseggia, mentre si sviluppano malattie, come le muffe”. Anche se, nel caso del pomodoro di Monte San Vito, aggiunge, “parliamo di un prodotto che si è adattato sul territorio ed è quindi piuttosto resistente”.

Alle caratteristiche del prodotto si affianca poi il tradizionale modo di consumarlo. Il pomodoro di Monte San Vito è infatti molto buono se cucinato, in particolare se “tagliato a metà ed arrostito sul fuoco” come facevano i contadini in passato, perché la cottura è in grado di esaltarne il sapore.

Pomodoro di Monte San Vito: le origini

Se oggi, nell’Orto Antico crescono circa 200 piante di questa varietà di pomodoro è grazie al lavoro di recupero fatto negli anni da Edoardo Lo Giudice. Come lui stesso ci racconta infatti, non esisteva prima un pomodoro di Monte San Vito: “Facendo ricerca, ho trovato un contadino del paese che mi ha raccontato di questi pomodori piantati nell’orto di casa, conservati a grappoli in cantina e arrostiti durante l’inverno e mi ha dato i semi che aveva da più di mezzo secolo. Solo che, avendolo piantato per anni vicino ad altre varietà, quel pomodoro si era trasformato. Ho iniziato così un lavoro di ricerca verbale per capire come fosse fatto l’originale, quali fossero le sue caratteristiche ed ho ripiantato i semi. Ad ogni raccolto ho selezionato i frutti che più si avvicinavano all’originale per ripiantarne nella semina successiva. Dopo anni sono riuscito a riottenere il prodotto in purezza”.

A questo punto è arrivata la valutazione da parte dell’Assam (ora Amap) che, nel 2011, ha confermato l’iscrizione della varietà nel registro della biodiversità regionale. “Mi hanno chiesto come volessi chiamare quel pomodoro invernale e a me piaceva dargli un nome che lo legasse al territorio. La varietà era coltivata in passato nelle campagne di Jesi, San Marcello e appunto Monte San Vito da dove era iniziata la nostra ricerca e da dove proveniva l’anziano contadino che aveva custodito i semi. Abbiamo deciso di omaggiarlo chiamando quel pomodoro, pomodoro di Monte San Vito”.

Dentro e fuori Monte San Vito

Il pomodoro di Monte San Vito, così come tutto il Progetto Orto Antico hanno destato negli anni notevole interesse, dentro e fuori regione. “Con il pomodoro di Monte San Vito abbiamo rappresentato la Regione Marche al Salone del gusto di Torino e abbiamo partecipato ad un convegno sulla biodiversità ad Alghero, ospiti della Regione Sardegna” racconta Lo Giudice. Poi il riconoscimento da parte di Slow Food alla Festa della Cicerchia di Serra de’ Conti per la qualità del prodotto e l’interesse da parte di realtà mediatiche importanti che, con servizi ed articoli dedicati, hanno contribuito ad esaltarne il nome.

Tra le prossime iniziative per valorizzarne la storia e le caratteristiche, una Festa a Monte San Vito dedicata proprio al pomodoro locale: “vorremmo fosse una festa autunnale che possa trasmettere proprio la caratteristica della sua lunga conservazione”.

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Tags: agricoltore custode, in evidenza, pomodoro di Monte San Vito

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