“Questa è stata sempre un po’ una terra di frontiera”, dice Cristiano Accattoli, quando ci porta a vedere la strada che segna il confine tra il territorio di Osimo e quello di Filottrano, dietro il capannone dove si trova il parco macchine dei suoi mezzi agricoli.
Qualche collina più in là si scorgono le alture di Santa Paolina, dove fu ritrovata una necropoli celtica con ricchi corredi (i reperti sono visibili al Museo Archeologico di Ancona). Territorio antico quindi, ricco di tradizioni. Siamo a Montoro. Toponimo che rimanda a luoghi posti in alto oppure a indicare una qualche ricchezza, richiamando l’oro. In questo caso propendiamo per la seconda ipotesi. I montoresi – naturalmente non tutti perché la maggior proviene dalla terra – sono famosi per essere degli ingegnosi commercianti, sentendosi un po’ speciali per questa loro attitudine. Cristiano di iniziativa ne ha da vendere, oltre che contadino, anzi più professionalmente agricoltore, ha come attività che più lo impegna quella di contoterzista, cui però piace anche conoscere i particolari tecnici delle macchine che usa. Ama le tradizioni e conserva in una vetrina di casa alcuni organetti. Ne tira fuori uno e comincia a suonare il saltarello.
Pur poco più che quarantenne, Cristiano ricorda gli ultimi tempi in cui la trebbiatura era una festa e il suo sogno – diventato realtà – era quello di possedere e condurre uno di quei bestioni. Ora ha ben sei trattori e un camion e in mente gli risuona spesso la frase “la trebbia porta lavoro”.
La storia, chiamiamola agricola, di Cristiano comincia nel 2001. Prima dei venti anni lavora per diverso tempo in fabbrica, ma capisce presto che quella non è la sua strada.
“Sono partito da zero – racconta Cristiano – avevamo poco più di dieci ettari da lavorare con mio padre e i risultati sempre dipendono dal tipo di coltura che produci, comunque il lavoro non mancava certamente, anche se la mia passione rimaneva quella di manovrare le macchine. Tutto sommato l’esperienza in fabbrica mi tornava utile, perché si era accentuata la familiarità con i macchinari. Poi ho cominciato a collaborare con la cooperativa La Montorese ”.
A quel punto, come avveniva con gli artigiani di un tempo, comincia ad acquisire l’arte dei contoterzisti, quello di azionare macchine agricole con disinvoltura – per niente facile anche se Cristiano minimizza – e la passione cresce. La cooperativa aveva 21 soci nel 2001, ma dopo una quindicina d’anni – siamo nel 2015 – i soci la chiudono per raggiunti limiti di età. Dopo una convulsa e sofferta ultima riunione, lasciano a Cristiano la possibilità di acquisire mezzi e clienti. Dal 2008 ha anche avuto in gestione una mietitrebbia per colture da seme che l’hanno portato lontano da Montoro. Copriva molte parti della regione: da Corinaldo a Fermo, fino a Petriolo per esempio.
“Il lavoro era tanto ma non mi risparmiavo – ricorda Cristiano – tanto più che mi ha permesso di farmi conoscere. Addirittura casa per casa. Lavorare con la cooperativa è stato il mio trampolino di lancio, ho avuto come maestro Giulio Cesari – ci tengo a nominarlo – mio mentore, mio insegnante che aveva come motto questa frase: non contano gli ettari da fare, conta il lavoro fatto bene”.
Muore il padre intanto, vero motore del lavoro agricolo e il ragazzo è costretto a prendere le redini dell’azienda. Costruisce un capannone di 450 mq. nel 2018, accumula mezzi (ama i cingolati con una vena di nostalgia), ristruttura la vecchia casa colonica.
La sua attività recente è ben documentata su You Tube. Ci sono numerosi filmati, realizzati anche con i droni, che mostrano lavori di sarchiatura, di diserbo, ripuntatura, semina, erpicatura e naturalmente della trebbiatura di varie colture. Qualche volta prevale l’ironia nei titoli con l’uso del dialetto. Segno anche dello spirito con cui Cristiano affronta il suo lavoro. Con serietà e divertimento. Mentre ce ne andiamo, abbraccia ancora l’organetto e accenna al suo amato salterello.
di Antonio Prenna