Parco del Conero, agricoltori sempre più nel mirino

Limitazioni su limitazioni, più che giustificati i no che arrivano da Castelfidardo
Attualità

Il recente, acceso, dibattito circa l’allargamento del Parco del Conero verso il comune di Castelfidardo ha visto emergere gli interessi di due categorie: i cittadini preoccupati per i tanti vincoli che il Parco impone (durante le ristrutturazioni, nelle costruzioni di edifici, in caso di svolgimento di attività economiche, etc.) e gli agricoltori.

Proprio quest’ultimi, infatti, in più situazioni hanno ribadito i notevoli svantaggi che forme di tutela come queste comportano, aggiungendo restrizioni e limiti ad un settore già pesantemente colpito. Posizioni subito stigmatizzate dagli eco-sostenitori dell’allargamento del Parco che stanno trovando, però, puntuale smentita nei fatti. Ennesima conferma di ciò è il Regolamento del Parco, approvato due anni fa con Delibera di Consiglio n. 68 del 30/05/2023, ma che in alcune sue parti prevede l’introduzione di ulteriori limitazioni per l’agricoltura dalla prossima estate.

A partire dal 30 giugno 2025, infatti, in tutta l’area del Parco sarà vietato l’utilizzo di Glifosate, sostanza per il controllo delle infestanti perfettamente ammessa in qualsiasi altra azienda agricola convenzionale non solo d’Italia, ma di tutta Europa. Una disparità di trattamento macroscopica rispetto al resto della UE (dove il Glifosate sarà utilizzabile almeno fino al 2033) assolutamente ingiustificabile sia sul piano agronomico che su quello culturale. Il Parco del Conero, infatti, ha di fatto imposto a tutti i suoi agricoltori una sorta di conversione in biologico “coattiva”. Una scelta che, invece, dovrebbe essere libera per ogni azienda anche in considerazione del fatto che i consumatori, liberamente, sembrerebbero orientarsi verso altre scelte. In Italia il bio nel comparto agroalimentare, allo scaffale, vale appena il 3,5% della produzione con un ruolo predominante del vino.

Oltre al prossimo divieto di Glifosate, infatti, sono state già proibite anche forme di concimazione che non siano organiche, urea in primis. L’art 6.3 del Regolamento tutt’ora vigente recita: “Le concimazioni dovranno essere effettuate con l’impiego di concimi organici, compreso il compost, purché certificato ed ammesso nell’agricoltura biologica”. Niente chimica all’interno del Parco, dunque, né che si tratti di nutrimento per le colture né se finalizzata alla difesa delle stesse.

Un quadro chiaro e ben definito dove la direzione, legittima ma smaccatamente di natura politica, intrapresa dall’Ente non può che far comprendere i legittimi dubbi delle tante aziende agricole confinati con il territorio del Parco preoccupate ad un suo potenziale allargamento. I sogni di un’agricoltura ancora più green e sempre più sostenibile possono anche essere allettanti per creare dibattito nell’opinione pubblica, ma sono costretti a scontrarsi con la realtà economica attuale. Non è un caso che i supposti vantaggi in termini di visibilità e promozione turistica dei quali le aziende (dentro l’area parco) potrebbero avvantaggiarsi sono elementi ritenuti spesso insufficienti per controbilanciare le molte più difficoltà che un tale ente crea.

Ferma la presa di posizione di Confagricoltura Ancona che con il direttore Alessandro Alessandrini ammonisce: “Come volevasi dimostrare ci troviamo di fronte all’ennesima vessazione nei confronti degli imprenditori agricoli. Burocrazia e visioni solo apparentemente ecologiste, spesso anche antiscientifiche, troppo spesso vogliono imporre un unico modello si sviluppo agricolo che, però, sappiamo essere incapace di ottemperare al principale ruolo che le nostre aziende hanno: Produrre cibo”. Timori già espressi pubblicamente in più occasione dall’associazione, soprattutto in occasione della proposta di allargamento del Parco. “Non possiamo meravigliarci se non solo le aziende agricole ma anche molti semplici cittadini abbiano fin da subito espresso una netta contrarietà a questa estensione territoriale. – continua Alessandrini- Il moltiplicarsi della burocrazia, l’aumento dei danni da parte della fauna selvatica, le ulteriori restrizioni che arriverebbero non trovano contropartita con vantaggi significativi. Quanto succede, oggi, con il divieto all’uso dei concimi e degli agrofarmaci più diffusi ed efficaci all’interno del Parco dimostra che certa diffidenza verso una gestione ideologica di questi enti è più che comprensibile.”

Tags: Glifosate, in evidenza, Parco del Conero

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