Peste Suina, il richiamo di Castellucci: “Azioni più incisive contro i cinghiali”

Il presidente di Confagricoltura Marche sollecita le istituzioni per ridurne la presenza
Attualità
di Alberto Maria Alessandrini
Federico Castellucci

Presidente Castellucci, come Confagricoltura Marche sono ormai due anni che mettete in guardia le istituzioni sul pericolo Psa, quale è lo stato dei fatti?
“La situazione è tutt’altro che rosea. Ad oggi abbiamo diciotto focolai in Lombardia, cinque in Piemonte e uno in Emilia-Romagna per un totale di oltre 100.00 capi fino ad ora infettati. Al momento la nostra regione sembrerebbe indenne. Attenzione, però, la malattia ha una capacità di diffusione importante. Non solo con i cinghiali, ma anche con alcuni uccelli che potrebbero diffondere il virus e, non ultimo, con gli uomini: cacciatori, escursionisti e campeggiatori già solo camminando su di un terreno infetto possono diventare dei vettori della malattia”.

Che cosa si sarebbe potuto fare per evitare tutto ciò?
“La P.S.A. è ormai endemica da diversi decenni in alcune zone dell’Europa dell’est ed un mondo senza più barriere e confini, dove persone e merci si spostano in libertà, rende ovviamente difficile il controllo. Di certo il nostro Paese non è stato reattivo e la struttura commissariale, fino ad ora, non ha brillato per efficienza, tanto è vero che alle prime difficoltà chi la coordinava si è dimesso. Siamo certi che il dott. Giovanni Filippini, nuovo commissario da poco insediato, segni un cambio di passo rispetto al passato. Di sicuro non può esserci risposta efficace senza passare da un contenimento massiccio, costante e sistematico dei cinghiali. Questo animale, oltre ai ben noti danni che da anni crea alla nostra agricoltura, è oggi anche una delle prime cause della diffusione della malattia. Gli abbattimenti sono necessari ancor più nelle zone ancora indenni”.

Un ruolo decisivo lo dovrebbero avere anche i cacciatori quindi?
“In teoria sì, ma non dobbiamo essere ipocriti. Se oggi lo Stato si rivolge all’esercito (come avevo purtroppo suggerito due anni orsono), è anche perché gli ATC ed i selettori non hanno svolto il proprio lavoro. Gli abbattimenti fino ad ora sono stati modesti ed estemporanei. Il blando calo di cinghiali al quale abbiamo assistito nelle ultime stagioni (soprattutto per merito dei lupi) non vorrei che avesse generato in qualcuno la infondata paura di non aver più “materia prima” da cacciare e da questo la tendenza ad essere più riluttanti negli abbattimenti”.

I potenziali danni di tale situazione sono forse ben più seri di quanto l’opinione pubblica immagini?
“Assolutamente sì. Le vittime di questa situazione sono probabilmente ben più numerose di quanto possiamo ritenere. Non ci sono solo gli allevatori ed i trasformatori, che rischiano di vedersi azzerate le proprie attività, ma anche qualsiasi cittadino per due ordini di motivi: in primo luogo, la diffusione della Peste Suina comporta l’istituzione di zone rosse e fasce tampone dove viene di fatto inibita qualsiasi attività all’aria aperta (trekking, campeggio, passeggiate), inoltre il danno per il consumatore è notevole. Sappiamo che la malattia non è trasmissibile all’uomo, ma non escluderei che il consumatore possa essere restio nell’acquistare un ciauscolo ricavato da animali potenzialmente infetti…”

Un pericolo anche per l‘immagine del nostro agro-alimentare?
“Non dimentichiamo che l’export è fondamentale per il nostro sistema (non solo regionale, ma soprattutto nazionale); la risposta immediata dei mercati esteri di fronte a queste situazioni potrebbe dare luogo a contrazioni. Alcuni fra i paesi ai quali vendiamo i nostri prodotti hanno già cominciato a bloccare gli acquisti dall’Italia di salumi e preparati a base di carne suina. È necessario porre in atto qualsiasi misura onde evitare che tali ripercussioni abbiano ricadute anche sull’immagine del nostro agroalimentare”.

Tags: Castellucci, cinghili, Confagricoltura Marche, in evidenza, Peste suina

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