Andrea Pettinari (nella foto) è stato riconfermato presidente di Confagricoltura Macerata. Continuità dunque, dopo che in questo periodo di guida dell’Unione provinciale si è raggiunto l’obiettivo “di aver consolidato e stabilizzato l’Ufficio maceratese di Confagricoltura, da un punto di vista funzionale, gestionale e finanziario”. Ora occhi puntati sui progetti futuri, che Pettinari condivide con i lettori di Marche Agricole con questa intervista. A fare da fil rouge, le principali problematiche del settore e fertili intuizioni per il futuro.
Presidente Pettinari, quali obiettivi all’indomani della sua elezione?
“Gli obiettivi, che mi propongo di perseguire insieme ai vicepresidenti Beatrice Magnalbò e Francesco Sabatucci, oltre a tutto il Consiglio, sono principalmente tre.
Veniamo al primo!
“Il dialogo con i soci: lavorare per aumentare la consapevolezza del socio di Confagricoltura Macerata. In associazioni come questa, spesso il ruolo di socio tende ad essere confuso con quello di cliente, confusione che condiziona il comportamento degli associati, che spesso si aspettano servizi migliori e più convenienti dall’associazione. Il socio fondamentalmente sa di essere un socio, va solo aiutato a ritrovare la qualità del suo ruolo, prezioso e fondamentale per la vita associativa”
Ed il secondo?
“Riguarda sempre il dialogo, ma in questo caso l’interlocutore è la Confagricoltura regionale. E dunque collaborare il più possibile con Federmarche per portare nei giusti tavoli le tante problematiche delle nostre aziende agricole”.
Di che tematiche parliamo?
“La valorizzazione delle produzioni ad esempio, poi i disciplinari di produzione integrata. I disciplinari non contemplano determinate problematiche che dobbiamo gestire sulle coltivazioni che ci caratterizzano. Ogni regione fa riferimento agli stessi disciplinari nazionali che poi però vanno declinati e adattati alle esigenze dei territori. Nel caso delle Marche, a differenza di altre regioni come Emilia Romagna e Abruzzo, c’è una forte rigidità in questo. Dobbiamo quindi farci carico di far conoscere alla Regione Marche e al servizio fitosanitario le reali problematiche delle nostre aziende agricole, perché ad oggi siamo scoperti su molti fronti, come ad esempio la peronospora della vite e le malattie fungine del colza.
A queste, si aggiunge l’importante tematica della gestione della risorsa idrica. Piove sempre meno e quando lo fa cade tanta acqua in poco tempo, che inevitabilmente viene sprecata. Bisogna prendere spunto dal passato e dalle politiche molto diffuse negli anni 70 e 80 in cui l’ente pubblico incentivava la creazione dei laghetti collinari. Ritornare a lavorare in quel modo lì, rifare qualche invaso per raccogliere l’acqua quando piove, o pensare ad una diga nel maceratese che sarebbe una valorizzazione incredibile sia a livello imprenditoriale che sociale. Dal punto di vista della risorsa idrica, Macerata è molto scoperta rispetto ad Ancona che può contare sulla diga di Castreccioni. Ecco, un impianto su quel modello lì porterebbe sicuramente la produzione agricola a livelli più convenienti per tutti”.
Parlava di tre obiettivi, veniamo dunque all’ultimo!
“Riuscire a sfruttare meglio le risorse destinate alle rinnovabili. La Provincia di Macerata su questo piano è un po’ indietro ed i piani che ci sono non sono di chiara e semplice fruibilità per le medie e piccole aziende. Una questione che guarda al futuro ecologico del maceratese ma, anche la realtà attuale, costituita da piccole e medie aziende che producono principalmente grano e colture estensive e che, quindi, dato il basso consumo di energia di cui hanno bisogno, non riescono ad accedere agli incentivi per alimentare i propri impianti con energie rinnovabili”.