A meno di clamorosi quanto improbabili colpi di scena, durante la sessione che segnerà, a fine aprile, la conclusione della legislatura, il Parlamento europeo voterà a favore dell’accordo raggiunto sulla proroga per un anno delle misure tariffarie autonome a favore dell’Ucraina. In altre parole, la sospensione dei dazi doganali e dei contingenti sulle esportazioni di prodotti agroalimentari sul mercato dell’Unione.
Nei confronti della normativa in vigore, che scadrà all’inizio di giugno, l’accordo introduce sostanziali innovazioni. In particolare, è stato previsto un “freno di emergenza” – in effetti, il ripristino dei dazi ordinari – che scatterà se i flussi dei prodotti in arrivo dall’Ucraina supereranno la media dei livelli in essere in un periodo compreso tra il secondo semestre del 2021 e la fine del 2023.
Il “freno di emergenza”, però, copre solo una lista di prodotti sensibili che non include il grano.
Si tratta di una scelta incomprensibile. E’ stata persa l’occasione per ristabilire una condizione di equilibrio tra il sostegno che va senz’altro assicurato all’economia agricola dell’Ucraina e l’andamento del mercato del grano negli Stati membri della UE.
Lasciamo parlare i dati. Nell’ultimo bollettino della FAO sull’evoluzione dei prezzi internazionali relativi alle principali materie prime destinate all’alimentazione, è stato evidenziato che le quotazioni dei cereali si sono attestate, lo scorso marzo, su un livello inferiore di venti punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2022. In particolare, si legge nel bollettino, si è registrato “il crollo dei prezzi all’esportazione del grano a livello mondiale”.
Dalle cifre diffuse dall’USDA, il dipartimento di Stato Usa all’Agricoltura risulta che, nei primi sette mesi della campagna 2023-2024, le esportazioni di grano della UE destinate ai Paesi terzi del Nord Africa si sono ridotte del 25% sullo stesso periodo della precedente annata. Il taglio sale addirittura al 60% per le partenze verso l’area Medio Orientale. La concorrenza del grano russo ha raggiunto livelli senza precedenti.
Le importazioni di grano dall’Ucraina – ha messo in evidenza la Commissione europea nell’ultimo rapporto sull’andamento del commercio con l’estero di prodotti agroalimentari – sono ammontate l’anno passato a 6,2 milioni di tonnellate. In pratica, risultano raddoppiate in volume sul 2022. Dal 2021, sono salite di venti volte. Da qui, la spinta al ribasso dei prezzi all’origine negli Stati membri.
L’intesa sulla proroga della sospensione dei dazi sulle importazioni dall’Ucraina prevede anche il varo di misure correttive, da parte della Commissione europea, in presenza di gravi squilibri sui mercati di uno o più Stati membri. Ci sono tutte le condizioni perché le misure di correzione siano adottate subito dopo l’entrata in vigore dell’accordo.