Ufficializzati i dati della produzione olivicola marchigiana nella campagna olearia 2023. E sono numeri impietosi: appena 10 mila tonnellate di olive raccolte (10.630 per l’esattezza) e 1.323 tonnellate di olio prodotto. Una inezia in ambito nazionale dove le Marche rappresenteranno per questa campagna appena lo 0,5% della produzione olearia nazionale (che è arrivata a 253 mila tonnellate, in attesa che si completi la molitura in Puglia).
Siamo a meno della metà dell’olio prodotto rispetto al 2022 quando le olive raccolte erano state 21.871 tonnellate e avevano garantito 2.936 tonnellate di olio; addirittura, poco più di un terzo rispetto al 2021, un anno decisamente positivo per l’olivicoltura marchigiana dove erano state portate in frantoio 26.156 tonnellate di olive da cui erano uscite 3.392 tonnellate di olio.
Suddivisa per province, è Fermo quella dove si è prodotto più olio (360 tonnellate), seguita da Ancona (291), Macerata (275), Ascoli Piceno (264) e Pesaro (appena 133). Le percentuali di rese hanno variato dalle 11.9 di Ascoli alle 12,8 di Pesaro e Ancona. Anche sul fronte delle rese da registrare un mezzo punto percentuale in meno rispetto alle precedenti annate un po’ in tutte e cinque le province marchigiane.
Ad influire sulla produzione ha certamente influito il meteo con le piogge insistenti di maggio che hanno limitato l’allegagione ed il caldo torrido dei mesi estivi con temperature record che hanno determinato carichi di stress idrico alle piante. Poi, a completare l’opera, si è aggiunta la mosca dell’olivo che da settembre ha cominciato a colpire duramente, anche a fronte di un minor numero di olive presenti sulle piante.
A ben vedere, secondo alcuni olivicoltori, un problema a monte potrebbe essere stato generato dalla scarsa mignolatura, o meglio dal rapido essiccamento delle mignole che non si sono tramutate in fiori. Fatto anche questo che potrebbe essere legato agli effetti climatici, in particolare dall’assenza di sufficiente freddo in inverno.
