Sono stati in totale 18.026 gli ettari di terreno seminati quest’anno in Italia con il cece, 147 quelli coltivati nelle Marche. Resistente ai climi aridi e dal basso fabbisogno idrico, avevamo analizzato le caratteristiche di questa antica coltura lo scorso novembre, insieme a Fabio Montesi, tecnico agronomo della Valfrutta. L’intervista aveva messo in luce le diverse varietà coltivate in Italia ed in particolare nella regione Marche, le fasi di coltivazione, le tendenze e l’attenzione verso il prodotto.
Come ricordato in quell’occasione, la semina del cece viene effettuata dai primi di febbraio alla fine marzo, mentre la raccolta si svolge nella stagione estiva, generalmente dal 15 luglio al 15 agosto. E su quest’ultima, abbiamo chiesto ad Alessandro Bettini, imprenditore agricolo, vicepresidente di Confagricoltura Ancona e consigliere del Consorzio Agrario, come sta procedendo.
Clima perfetto, garante di qualità
La raccolta, come spiegato da Bettini, “è andata piuttosto bene” e la ragione principale risiede nel clima che, fino a questo momento, ha dominato i mesi di coltivazione. “Una stagione favorevole al cece sia perché non ci sono stati periodi troppo umidi in primavera, che hanno favorito l’aggressione delle piante da parte delle malattie funginee”, afferma, sia perché ci sono state condizioni altrettanto giuste nei giorni prossimi alla raccolta.
“Essendo una cultura idroscopica che tende a trattenere l’acqua, se ci fossero state tante piogge il cece non si sarebbe asciugato bene in pianta e la qualità sarebbe stata minore”. Il caldo ha invece favorito l’essiccazione “ed è venuto fuori un buon prodotto”.
I raccolti dunque sono stati buoni: 295.695 i quintali raccolti in Italia, come riportato dalla banca dati dell’Istat, 2.615 quelli raccolti nelle Marche.
Coltura valida, per il prezzo e per la Pac
“Stando alle condizioni attuali – spiega Bettini – il cece si conferma una valida coltura. Il prezzo è abbastanza alto e garantisce una buona rendita agli agricoltori che lo hanno seminato”. Cosa che non si può dire, aggiunge, per altre colture come il girasole o il sorgo che invece, quest’anno, hanno sofferto tantissimo la mancanza di acqua.
La fotografia lasciata dall’attuale raccolta dunque, rafforza di certo il trend positivo dell’interesse nei confronti della coltura. Come sottolineato anche in precedenza infatti, dopo annate in cui la coltivazione del cece era stata abbandonata da un gran numero di agricoltori, essa sembra essere tornata al centro delle ipotesi da considerare, soprattutto nell’ottica della Pac.
Le qualità agronomiche della pianta inoltre, con proprietà benefiche per il terreno e l’ambiente circostante la rendono un’ideale coltura di rotazione, da piantare magari nella stagione precedente a quella del grano. Poi vi è la capacità di resistere ai periodi di siccità, qualità sicuramente preziosa considerando le estati sempre più calde e la sempre minore quantità di pioggia che, ogni anno, rinvigorisce i terreni della penisola.
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