Rosa il 28% delle aziende agricole. “Confagricoltura: “Serve una legge ad hoc”

Oltre 6.600 le donne alla guida di un'impresa del settore agricolo nelle Marche
Attualità
di Giorgia Clementi

Un Ufficio permanente presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e un Osservatorio ad hoc per promuovere l’accesso delle donne all’attività agricola e potenziare le politiche attive del lavoro nel settore primari. Sono alcuni degli strumenti che – secondo Confagricoltura Donna e Donne in Campo CIA – dovrebbero essere previsti da una Legge Quadro per l’imprenditoria femminile in agricoltura.

Una “legge urgente” sottolineano le due Associazioni datoriali prendendo a modello quanto fatto per l’imprenditoria giovanile in agricoltura con la Legge n.36 del 15 marzo 2024. Una Legge ovvero, che metta a disposizione strumenti legislativi e istituzionali, con l’obiettivo di valorizzare l’apporto delle donne.

Agricoltura femminile in Italia e nelle Marche

Mentre la media europea si attesta al 29% – secondo i dati condivisi dalle due Associazioni – in Italia, il 31,5% delle imprese agricole è a trazione femminile. La regione con il maggior numero di imprese agricole femminili è la Sicilia, seguita da Puglia e Campania testimoniando come l’imprenditoria agricola in rosa rappresenti al Sud un’opportunità di lavoro ed un importante volano per la sostenibilità ambientale. All’interno del segmento spiccano gli agriturismi e le fattorie didattiche (che rappresentano il 60% del totale), così come le aziende biologiche; gli allevamenti zootecnici guidati da donne superano il 43% e le aziende floricole sfiorano il 50%.

Nelle Marche al 2021, si legge nel Censimento dell’Agricoltura svolto da Istat a cadenza decennale, “circa il 28% delle imprese agricole parla al femminile con la percentuale che sale al 40% con l’accoglienza agrituristica. Ben 6.651 aziende agricole sono condotte da una donna, mentre sfiorano le 10.000 unità operaie agricole, coltivatrici dirette e professioniste dei campi”.

“Strumenti adeguati per accesso al credito e innovazione”

Alessandra Oddi Baglioni e Pina Terenzi

Le oltre 200mila imprenditrici agricole italiane sono in prima linea per difendere il settore quale asset strategico del Paese, dove la produzione di cibo e la tutela del territorio camminano insieme, rappresentando il patrimonio di biodiversità, salute e benessere, cultura e tradizione del Made in Italy” sostiene Pina Terenzi, presidente di Donne in Campo – CIA.

Fa eco Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna: “secondo l’OCSE, riducendo il divario di genere nell’accesso alle risorse produttive, la produzione delle imprese agricole femminili aumenterebbe del 20%-30%. Un contributo concreto alla sicurezza alimentare a cui non possiamo rinunciare, considerando che dovremo sfamare una popolazione di 10 miliardi di persone entro il 2050. L’agricoltura, oltre ad essere un settore fondamentale per la nostra economia, è uno dei comparti a maggior presenza femminile, con buone prospettive di crescita nella fascia manageriale. Infatti, in 10 anni, le donne a capo di aziende agricole sono passate da 1 su 4 nel 2000, a 1 su 3. Inoltre, le aziende condotte da donne sono socialmente più responsabili e aprono la strada a un futuro più inclusivo e resiliente”.

Ciò che è necessario, sarebbe dunque un riconoscimento formale e sostanziale dell’apporto femminile al settore, in grado di costruire realtà imprenditoriali e agricole innovative, sostenibili e funzionanti. Sono però necessari appositi strumenti legislativi e istituzionali per non lasciare che forza lavoro ed ingegno in grado di creare sostenibilità agricola non siano costretti ad abbandonare un’agricoltura poco sostenibile.

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Tags: confagricoltura, donne, donne in campo, in evidenza

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