TreValli Cooperlat, terzo gruppo lattiero caseario italiano, compie 60 anni e nell’anno delle celebrazioni getta le basi per un nuovo modello innovativo di filiera agroalimentare per il territorio, con valenza nazionale. Da sessant’anni, l’azienda con quartier generale a Jesi, porta sulle tavole degli italiani prodotti che hanno in comune antiche tradizioni e tecnologie produttive: tra i quali cibi naturali e di sana alimentazione, eccellenze del made in Italy e fuoriclasse del gusto.
“Siamo orgogliosi di questo traguardo e di scrivere ogni giorno la storia di una grande realtà aziendale. TreValli Cooperlat, in sessant’anni, è stata capace di adattarsi all’evoluzione e ai cambiamenti sociali, senza dimenticare i valori di cooperazione, tradizione, innovazione, la valorizzazione del territorio e delle persone e la promessa di genuinità e salubrità a cui aspirava. Una meta importante per ciascuno di noi, a cui siamo arrivati con coraggio, lungimiranza e tanto lavoro”. È quanto ha dichiarato il presidente Piero Cimarelli in conferenza stampa dove sono intervenuti il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, Mirco Carloni, alla presenza di numerose autorità: l’assessore regionale Andrea Maria Antonini, con la platea al completo dei due vice presidenti di TreValli, di tutti i soci delle coperative che la compongono e dei numerosi allevatori e produttori marchigiani.
“La qualità – ha detto il ministro Lollobrigida – è l’elemento cardine della nostra economia. Noi non siamo una nazione di quantità eccezionale, ma siamo una superpotenza della qualità che nel mondo viene riconosciuta tale e con grande riscontro in termini commerciali. Una crescita economica che però potrebbe essere ancora più forte sia grazie all’export che grazie ad un consapevole consumo dei prodotti utilizzando quella capacità unica delle persone e dei cittadini di scegliere rispetto all’informazione corretta. E poi dall’altra parte c’è l’organizzazione del lavoro, quelle nobili filiere che partono dalla produzione e da una trasformazione attenta. Un settore strategico fondamentale che noi dobbiamo sostenere, aiutare e che credo possa essere ancora una volta un elemento cardine per la crescita economica della nostra nazione e quindi per quell’equilibrio sociale che andrebbe cercato”.
Gli ha fatto eco il presidente Acquaroli che ha aggiunto: “Trevalli Cooperlat fa capire quanto sia importante la collaborazione e la capacità di affrontare le sfide della crescita insieme. Oggi la cooperazione si pone come strumento di aggregazione di un territorio come quello marchigiano in settori particolarmente difficili come quello degli allevamenti. Oggi siamo chiamati a dare delle risposte chiare a queste piccole, piccolissime e medie imprese che rappresentano il nostro tessuto imprenditoriale, la nostra autenticità: sono coloro che portano la nostra regione e il marchio Italia nel mondo. Queste attività vivono momenti di difficoltà perché combattono contro chi vorrebbe la cancellazione di questa produzione locale a favore di modelli di sviluppo e di produzione completamente differenti che prevedono lo smantellamento di eccellenze che non sono soltanto importanti per creare occupazione e per dare alla filiera gastronomica una risposta importante, ma sono importanti perché per il tramite di queste imprese sopravvivono i nostri mari, le nostre valli, le nostre colline, sopravvive un intero territorio”.
Per Mirco Carloni “la commissione agricoltura ha delle sfide di fronte veramente molto importanti perché i prodotti della nostra tradizione Agricola sono messi in discussione da un atteggiamento che, rincorrendo il desiderio di sostenibilità, rischia di sostituire il rapporto millenario che c’è sempre stato tra il consumo alimentare e la produzione naturale, quella fatta attraverso la via allevatoriale, la produzione e le trasformazioni del latte. In questo caso non si tratta soltanto oggi di festeggiare 1 azienda che ha raggiunto 60 anni di attività ma di difendere un presidio di produzione he non solo ha effetti economici importanti per il nostro sistema allevatoriale, ma addirittura tiene insieme le aree interne della nostra Regione, della nostra Provincia e del sistema Paese tutto. Le aree più impervie, quelle considerate “difficili” da vivere, in realtà sono tenute vive proprio dai nostri allevatori. Perdere l’allevamento, dunque, significa impoverire in nostro Paese e impoverire quel presidio di contadini ed allevatori che sono i veri difensori dell’ambiente.
Era il 1960 quando, spinti dalla passione per l’innovazione e animati dal sogno di una grande azienda agricola condivisa, il conte Giovan Battista Lucangeli, il marchese Giuseppe Trionfi Honorati e Lauro Costa fondarono a Macerata una centrale del latte, la Clamj. L’obiettivo era portare sulle tavole dei marchigiani un prodotto buono, sicuro, di qualità elevata. Quel sogno venne rilanciato a livello nazionale nel 1982, quando un gruppo di cooperatori ebbe l’intuito di creare, attraverso un percorso di aggregazione di piccoli caseifici sociali e numerosi allevatori sparsi nel territorio marchigiano, la Cooperlat. In breve tempo, il nucleo iniziale si amplia, prima in Abruzzo e poi su tutto il territorio nazionale, con l’acquisizione di nuove realtà, moltiplicando gli investimenti al fine di coniugare innovazione e tradizione, mantenere un livello di eccellenza in tutte le fasi della filiera e garantire un prodotto che rispecchi i principi cardine dell’azienda.
L’azienda è partecipata da nove cooperative socie presenti in sei regioni italiane che rappresentano una filiera in grado di raccogliere oltre 500 milioni di litri di latte. Per le Marche, la cooperativa rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il sistema allevatoriale, in quanto raccoglie oltre l’80% della produzione regionale. Con oltre 500 risorse e un fatturato di circa 245 mln di euro, di cui oltre il 24% all’estero (il 56% in Paesi extra UE), distribuisce i propri prodotti in Italia ed in numerosi paesi esteri: Turchia, Corea del Sud, Francia, Grecia, Germania, Arabia Saudita, Svizzera, Egitto (in ordine per punti percentuali). Conta tre stabilimenti produttivi ubicati a Jesi (lavorazione di latte alimentare e prodotti innovativi sia animali che vegetali quali panne, dessert e besciamelle), Amandola (stabilimento situato all’interno del cratere che produce burrate e mozzarelle STG) ed a Colli del Metauro (paste filate, formaggi vaccini, ovini e DOP quali la Casciotta d’Urbino e Formaggio di Fossa). La forza di TreValli Cooperlat è anche quella di poter disporre di una pluralità di marchi, acquisiti nel tempo aggregando caseifici cooperativi proprietari di brand noti, che la TreValli ha deciso di mantenere nei rispettivi territori sempre puntando nel mix tradizione e innovazione.
L’azienda porta sul mercato un paniere di prodotti sia a base vegetale, come la linea Hoplà, marchio leader, sia a base animale, marchio TreValli, prodotti con il latte conferito prevalentemente dai soci e realizzati anche grazie a sistemi tecnologici avanzati.
“Vogliamo ripartire dal sessantesimo – ha annunciato il presidente Cimarelli – con un progetto integrato di filiera agroalimentare, fondato sui valori della cooperazione, per il rilancio di una zootecnia vaccina e ovina da latte, che ci veda di nuovo protagonisti di un percorso di rivitalizzazione dei territori collinari e montani e che funzioni anche da laboratorio per uno sviluppo equilibrato per l’intera dorsale appenninica adriatica, dall’Emilia Romagna all’Abruzzo. Un progetto che concepiamo, allo stesso tempo, come un progetto ‘di filiera’ e come un progetto ‘di territorio’. Nel primo caso, l’obiettivo è ambientale e sostenibile, poiché potrà contribuire a promuovere un’economia circolare, favorendo la riconversione delle attività produttive verso un nuovo modello di economia. L’obiettivo per le aziende zootecniche è quello di acquisire vantaggi competitivi: riduzione dei costi, utilizzo efficiente dell’energia, riduzione al minimo dei rifiuti, diminuzione di C02. Nel secondo caso, con un progetto ‘di territorio’, si propone di sostenere i processi di integrazione multifunzionale delle attività primarie presenti nel territorio, nelle aziende agricole e negli allevamenti. Le aree interne, quella delle colline e delle montagne, essenzialmente rurali, marginalizzate per troppo tempo, devono tornare alla ribalta quali risorse per il futuro e come importanti opportunità per le nuove generazioni. Un modello economico, sociale, sostenibile che ambisce a rendere più efficienti ed ecocompatibili le aziende zootecniche e mantenerle nei territori, per preservare l’occupazione, perché se restano le aziende rimangono in vita i servizi, da quelli sociali, sanitari e culturali a quelli digitali. Così la cooperazione diviene volano di attività in aree che rischierebbero di scomparire. Le aziende agricole in questi territori svolgono, inoltre, una fondamentale funzione di presidio e di difesa del suolo contro le minacce dai fenomeni di dissesto idrogeologico, che si stanno verificando sempre più con maggiore frequenza proprio a causa dell’abbandono dei terreni agricoli”.
“Per il futuro – conclude il presidente Piero Cimarelli – continua il percorso di crescita e l’impegno verso i soci allevatori e verso i consumatori, che si concretizza con prodotti sempre più innovativi e che traggono sia dalla localizzazione e dal legame con il territorio e sia dalla ricerca, quel valore aggiunto che li caratterizza e fa di TreValli Cooperlat la realizzazione del sogno di una filiera italiana del latte”.