Sta crescendo, da parte delle istituzioni, l’attenzione nei confronti dell’aumento dei casi di tubercolosi ai danni dei bovini allevati nelle Marche. Una situazione delicata che, se non adeguatamente gestita, potrà mettere a serio pericolo la già fragile zootecnia regionale.
A destare preoccupazione la rapida espansione dei casi soprattutto nelle province di Ancona e Macerata. Principale indiziato di tale fenomeno, però, è un animale appartenente a tutt’altra specie: il cinghiale. Sono ormai diversi, infatti, gli episodi con esemplari rinvenuti infetti non solo nelle aree più interne di Fabriano e Matelica, ma anche in Vallesina (preoccupante è il focolaio di Ripa Bianca). I cinghiali, è ormai dimostrato, spostandosi nelle nostre campagne diventano dei vettori della malattia non solo tramite il contatto diretto con altri animali ma, soprattutto, infettando i pascoli ed i campi destinati alla produzione di foraggi.
Una circostanza, quest’ultima, di evidente criticità che espone al pericolo di contagio sia i bovini allevati allo stato brado sia quelli gestiti all’interno delle stalle o di ambienti maggiormente protetti e confinati. L’eventuale fieno raccolto in campo ed infettato dal passaggio di cinghiali malati potrebbe, infatti, senza particolari difficoltà divenire strumento di contagio ai danni dei malcapitati bovini che se ne cibano. Da qui l’esigenza di proteggere il bestiame sia mediante la realizzazione di recinzioni adeguate per i capi al pascolo che tramite il contenimento dei possibili vettori del contagio.
A tal proposito è in corso, da parte della Regione Marche, la stesura di un “Programma di Eradicazione dell’infezione da complesso Mycobacterium tuberculosis nei bovini delle province non indenni da malattia della Regione Marche”. Uno strumento articolato, al quale collaborano veterinari ed esperti del settore, necessario per arginare il fenomeno aggiornandolo con le mutate condizioni territoriali ed ambientali oggi presenti. Fra le varie azioni da attuare sembra ormai di tutta evidenza che dovrà essere previsto anche il contenimento di quegli animali selvatici potenzialmente infetti, cinghiali in primis. Un prelievo di selezione necessario per evitare la diffusione della malattia così da salvaguardare sia gli allevamenti che la fauna selvatica sana.