Non potrà che avere un gran carattere il vino marchigiano 2023. Il frutto di una vendemmia che nella storia della viticultura sarà ritenuta la più difficile degli ultimi 40 anni con perdite medie tra il 25 e il 30% e per alcuni vigneti oltre il 50%.
«La colpa è del clima – dichiara Alberto Mazzoni (nella foto), il direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini, 550 produttori associati, 45 % degli ettari di vigneti marchigiani -. A diradare i vigneti è stato il Padre Eterno». Parla di una stagione che prometteva meraviglie, «c’era una quantità straordinaria di grappoli, la stima era del +30%»; di un diluvio intenso e persistente a primavera «in un momento in cui la pianta era nel massimo sviluppo vegetativo e le malattie fungine, peronospora od oidio hanno più viralità». Racconta di viticoltori che, quando riuscivano ad entrare nei vigneti, assistevano impotenti al dilavamento dei trattamenti. «Le perdite – commenta – sono state a macchia di leopardo. Variano a seconda dei microclimi, delle vallate, delle esposizioni. Anche se quelli particolarmente colpiti sono stati i vini biologici, non essendo possibile intervenire con prodotti sistemici, ci sono stati dei vigneti convenzionali che hanno perso il 70%».
Situazione che potrebbe intaccare la terza posizione delle Marche come distretto dell’uva biologica in Italia. «Il nostro settore – conclude – dovrebbe interrogarsi sul perché molti viticoltori hanno sottostimato il problema nonostante l’avvertimento degli agronomi».
Ma l’anno nero influirà sulla presenza delle Marche del vino sul mercato nazionale ed internazionale? Nel 2022, il fatturato complessivo del vino marchigiano è stato di 175 milioni e 58,7 milioni il valore commerciale dell’export. «Assolutamente no – risponde categorico Mazzoni -. Ci sono abbastanza giacenze». Il mercato del vino l’anno scorso ha subito una piccola frenata. «E la qualità – incalza – si preannuncia molto buona: la pianta ha portato in un modo perfetto la maturazione dei pochi grappoli».
Una qualità confermata da Luigi Piersanti, il responsabile agronomico delle cantine Umani Ronchi, 210 ettari tra Marche e Abruzzo di cui 110 nelle colline jesine e 70 nell’area del Conero Doc. «A fronte di un raccolto ridotto almeno del 25 % – osserva – stiamo ottenendo vini, di qualità eccellente in particolare per l’uva Verdicchio e ottima per le uve Montepulciano. Le ultime in ordine cronologico che abbiamo raccolto». Anche per lui nonostante le perdite non sarà un problema rifornire clienti e importatori. «La nostra azienda – ricorda – lavora in filiera e, quindi, tiene sotto controllo tutte le dinamiche della produzione».
Un calo di produzione del 35% quello subito dal vino biologico della cantina Simone Capecci di Ripatransone, 30 ettari dedicati a vitigni classici come Pecorino, Passerina, Montepulciano, Sangiovese e la Garofanata. «Tutti quanti – commenta Simone – proprio perché autoctoni hanno dimostrato resilienza agli stress climatici e alle malattie senza perdere le loro caratteristiche qualitative e la loro particolare carica aromatica». Suggerisce alla politica di studiare misure non solo di contributi «che possono avere mille forme» a compensazione delle perdite e delle spese ma di sostegno alla commercializzazione. «Sostenendola si rafforza il posizionamento del prodotto imbottigliato – entra nel merito – serve al valore aggiunto per l’azienda ed alza la quotazione dell’uva stessa a beneficio di tutti i viticoltori e mettendo il bilancio delle cantine al riparo di qualsiasi anno disgraziato».
Annata nera anche per l’Alta Valle dell’Esino. «La disposizione Nord-Sud, il clima continentale, il soleggiamento mediterraneo che regalano l’unicità di quest’area hanno estremizzato questo clima assurdo» interviene Roberto Potentini, direttore enologo delle Cantine Belisario. Stima le perdite intorno al 30%. Sulla qualità non ha dubbi: I grappoli sopravvissuti regaleranno un millesimo di pregio ma spera che la vendemmia 2024 non sarà problematica. «I vini marchigiani – spiega – sono vini onesti che hanno prezzi legati alla somma dei loro costi. Non rientrano nei brand che con un’annata, giocando sul prezzo, ne pagano due».
I numeri del vino marchigiano
10.130 aziende vitivinicole
18 mila ha di vigneto, di cui 6.991 ha di biologico
Marche 3^distretto in Italia di uva bio
20 Denominazioni di Origine
1 Indicazione Geografica Protetta
175 milioni € il fatturato complessivo del vino
58,7 milioni € il valore commerciale dell’export
-25/-30 % il calo medio rispetto alla vendemmia 2022